Nel grande dipinto una tavolozza terrosa, sui colori dell’ocra e del marrone, viene utilizzata per raffigurare il “Cammino delle ore”, che poggiano su un manto erboso e si stagliano su un luminoso cielo azzurro cosparso di nubi. Le “Ore” sono raffigurate da fanciulle e lo scorrere del tempo è reso attraverso un movimento che va dal risveglio a uno slancio verso l’alto. La prima figura è più scura accasciata su di sè ed in ombra; il movimento che caratterizza le altre è quello di alzarsi con una sorta di danza verso la luce a cui sono rivolti i palmi; l’ultima, la settima è in pieno sole con le braccia alzate.
Per aumentare la resa di questo effetto di un’alba che si muove dalle tenebre alla luce, il cielo nella parte bassa è di un blu più scuro con le nubi rosate ed inoltre la pittura è finita con una vernice opaca che contrasta con la lucidatura brillante delle figure e della parte superiore del cielo. La scelta di questo manto erboso curvo e della cupola che definisce l’opera vuole rafforzare la sensazione di trovarsi nello scorrere del tempo, nella dimensione del mondo che gira.
Firmato e datato: “AUGUSTO COLOMBO 1929”
Già collezione Carlo Gerlach, Milano
Dimensioni: cm. 168 x 227
CODICE: ARARNO0070137
“.…. La scelta (di Colombo) si profila subito per la grande composizione, dove l’architettura umana forma gradualmente la più vasta architettura del racconto. Già in un quadro giovanile come il corteo di donne del Cammino delle ore (1930) la composizione imposta una drammaticità che ci aggredisce come in un veneto del tardo Rinascimento …. Ecco un primo punto: accanto ai valori plastico-disegnativi si colloca una capacità di sintesi non comune, aliena alla pittura di quegli anni….”
Così Raffaele De Grada, descrivendo quest’opera nella biografia dell’autore ne delinea i punti di partenza. Nel suo saggio viene anche evidenziato come fosse uso del pittore studiare a fondo la composizione architettonica delle figure facendo ricorso a studi e bozzetti preparatori. Nel testo ne vengono pubblicati tre riferiti a quest’opera. Il dipinto finale non è mai stato pubblicato e ha sempre fatto parte della raccolta Gerlach di Milano dov’erano raggruppati diversi dipinti di Augusto Colombo del periodo di produzione che va dagli inizi agli anni ’40 del novecento.
AA.VV., Augusto Colombo, ed. Ulrico Hoepli 1970 Milano, nel saggio di Raffaele De Grada, pagg. 4-21.
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