Su un pannello dal fondo azzurro è posta una ricca composizione floreale con vaso classico, realizzata in legno intagliato e dorato. Il tutto è racchiuso in una cornice ovale a più ordini, sormontata dalla corona reale e dallo stemma sabaudo laccato di rosso e di bianco.
Dimensioni: cm. 156 x 110 x 15
CODICE: ANCOSP0192957
Nel corso del XIX secolo continui rinnovamenti e interventi di mise a jour, interessarono le varie residenze sabaude.
Attraverso gli inventari e le note di pagamento, gli studiosi hanno potuto in parte ricostruirne il percorso, rivelandoci come alcuni di questi ambienti vennero reimpiegati e integrati da aggiornamenti di moda, o semplicemente modificati a causa di una nuova destinazione.
Roberto Antonetto ha ben documentato, ad esempio, i lavori di ristrutturazione avvenuti a Palazzo Reale di Torino per mano di Gabriele Capello che negli anni 30-40 dell’ottocento, mise mano addirittura agli ambienti realizzati nel secolo precedente da Pietro Piffetti. Una nota di pagamento a Gabriele Capello del 1833, documenta la rimozione di due scansie a muro realizzate, da Pietro Piffetti nel 1731, per il Gabinetto del pregadio della Regina. Queste furono utilizzate da Capello un secolo dopo per realizzare, sovrapponendole, un mobile a due ante (Antonetto pagg.149-151).
L’opera qui presa in esame è il risultato di un simile orientamento.
La cornice, stilisticamente, appartiene, infatti, al riallestimento al quale sovrintese Pelagio Palagi, nel secondo quarto dell’ottocento. Destinata quindi alle collezioni reali, racchiude un importante intaglio del XVIII secolo.
I più importanti intagliatori del neoclassicismo torinese, e quindi meritevoli di tale omaggio, furono Francesco Bolgiè (1752-1834) e Giuseppe Maria Bonzanigo (1745-1820). La corte commissionò moltissimi lavori a entrambi che spesso, in assenza di precise indicazioni archivistiche, non è facile distinguere. I progetti, infatti, erano forniti normalmente dal Regio Architetto di Corte, Giovan Battista Piacenza e dai suoi collaboratori, anche se siamo certi che Bonzanigo disegnò personalmente alcuni arredi. La fama che quest’ultimo si conquistò, soprattutto nei primi anni dell’ottocento, quando si dedicò alla realizzazione di opere di micro intaglio, oscurò la fama del rivale Bolgiè. Nel novecento molte sue opere vennero, infatti, erroneamente, attribuite a Bonzanigo e solo gli ultimi aggiornati studi basati sugli inventari hanno permesso di rivalutarne la grandezza.
Il primo dei due artefici, a essere introdotto a corte fu Bolgiè. Bonzanigo fu assunto in un secondo momento con uno stipendio inferiore ma con la precisa qualifica d’intagliatore (risulta, infatti, iscritto all’Accademia di san Luca). Le note di pagamento di corte evidenziano però come le qualità distintive dei due menusieri fossero ben note. A Bolgiè fu affidata, la realizzazione di un maggior numero di commodes, consoles e trumò; viceversa, a Bonzanigo fu affidato tutto ciò che richiedeva una più alta capacità d’intaglio minuto, tratto distintivo di sedute, paraventi e appliques.
Un confronto diretto dell’oggetto in esame permette di trovare chiare assonanze tra questi fiori e quelli intagliati in alcune opere di Bonzanigo; si guardino ad esempio quelli realizzati per i festoni che decorano il prezioso paravento conservato a Palazzo Reale di Torino.
Di là da ogni confronto, la fama di Bonzanigo era tale nell’ottocento da dover ritenere che quest’intaglio sia stato scelto ritenendolo di sua realizzazione.
Se tutto ciò oggi non è sufficiente a confermarne l’attribuzione, il desiderio di conservarlo testimonia comunque la qualità elevata di quest’opera d’intaglio.
• Roberto Antonetto, Il mobile piemontese nel settecento, ed. Umberto Allemandi 2010
• Vittorio Viale, Mostra del Barocco piemontese, vol III Mobili e intagli, ed. arti grafiche fratelli Pozzo-Salviati-Gros Monti e C. 1964
• Roberto Antonetto, Gabriele Capello “Moncalvo” ebanista di due re, ed. Umberto Allemandi 2004
• Enrico Colle, Il mobile neoclassico in Italia, ed. Electa 2005
• Giancarlo Ferraris, giuseppe Maria Bonzanigo e la scultura decorativa in legno a Torino nel periodo neoclassico(1770-1830),ed. Fondazione Accorsi 1991
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