Scultura in bronzo patinata d’oro, edizione in multiplo di un’opera originale di Salvador Dalì, realizzata nel 1980. Sulla base sono presenti firma dell’artista, tiratura 137/350, marchio dell’editore “© CAMBLEST 1981” e punzone della fonderia “VENTURI ARTE / CERA PERSA / BOLOGNA”.
Dimensioni: 83 x 23 x 37 cm
CODICE: ARARCO0204744
La scultura originale fu realizzata da Salvador Dalì nel 1980, dalle dimensioni monumentali, con i suoi 7 metri di altezza. Il soggetto raffigurato era già stato in passato affrontato dall’artista catalano, con la figura femminile in primo piano nel celebre dipinto Giraffa in fiamme, del 1937. Quella che Dalì stesso indicherà come femme-coccyx, donna priva di volto e per questo rappresentante di tutte le donne, dal corpo scheletrico e arcuato, sorretto da stampelle e che si contraddistingue per i cassetti sul tronco e sulla gamba sinistra.
Già il dipinto del ’37 e ancora la successiva scultura bronzea, rappresentano le opere di Dalì che maggiormente sono influenzate dagli studi di Sigmund Freud; il padre della psicoanalisi era infatti per l’artista una vera fonte di ispirazione per la sua arte surrealista. Nell’autobiografia lo stesso Dalì afferma «Ringrazio ancora una volta Sigmund Freud e proclamo più forte che mai le sue grandi verità. L’unica differenza tra la Grecia immortale e il nostro presente è Sigmund Freud, che scoprì come il corpo umano, che al tempo dei greci era puramente neoplatonico, sia oggi pieno di cassetti segreti, che solo la psicanalisi è in grado di aprire».
Ecco allora che da questa affermazione si comprende la spiegazione dei cassetti semi aperti che crivellano il corpo femminile, a rappresentare l’inconscio umano con le paranoie e le incertezze, al quale si può avere accesso solamente grazie alla psicoanalisi. Questa dimensione nascosta della coscienza, contraddistinta da continue contraddizioni ed enigmi da risolvere è ulteriormente rappresentata dal fuoco, che si genera dal basso per salire inesorabilmente sulla schiena e verso la nuca della donna.
Ulteriore caratteristica della figura sono le protuberanze che si allungano nella parte posteriore, rette da stampelle, da Dalì chiamate “gruccia” o “diabolo”. Per l’artista le grucce sono un elemento importante, portatrici simboliche del duplice e contraddittorio concetto di morte e resurrezione. “Ah, incantevole gruccia! Ah, concentrato massimo di ogni austerità, di ogni solennità!”, la stampella assume quasi la valenza di un oggetto magico, che offre stabilità e sicurezza, tanto che egli stesso disse che, la prima volta che ne vide una “me ne impadronii subito, comprendendo che non me ne sarei separato in vita mia, tanto violento era il feticismo, ancora inspiegabile, che si impadronì di me”.
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