Busto maschile tonacato in biscuit, poggiante su base in ceramica smaltata e parzialmente dorata, recante la scritta “PATER PATRIAE”; nella parte sottostante è presente il marchio con lo scudo austriaco e le tre cifre relative all’anno di produzione “[1]812”, e altre due cifre “53”.
Dimensioni: 65 x 36 x 25
CODICE: OGANOG0121303
Il busto raffigura plausibilmente Francesco I d’Asburgo, ultimo imperatore dei romani e primo imperatore d’Austria. I lineamenti del volto assolutamente caratterizzanti, quali la fossetta sul mento, il naso prominente e la fronte spaziosa, trovano infatti ampio riscontro con i ritratti ufficiali del sovrano. In particolare, il fortunato modello di riferimento per il busto in esame pare essere il busto di Francesco realizzato da Antonio Canova tra il 1804 e il 1805, in occasione della nomina a Imperatore ereditario d’Austria.
La scritta “Pater Patriae” si riferisce a un titolo onorifico conferito nell’antica Roma, solitamente destinato agli imperatori, quali fondatori e protettori della patria. Pare dunque consono che proprio il primo Imperatore d’Austria venisse indicato con questo appellativo celebrativo che, inoltre, costituiva un fortunato richiamo alla nobile discendenza da Giulio Cesare, della quale si fregiava la casata degli Asburgo quale legittimazione al proprio rango e al proprio ruolo di sovrani. A ulteriore conferma di questa ipotesi, il busto è presentato come tonacato, un abbigliamento classicheggiante, come del resto aveva già fatto lo stesso Canova.
Il busto in esame fu realizzato dalla fortunata manifattura di ceramiche di Vienna, fondata nel 1717 da Du Paquier, affermandosi come la seconda in Europa per produzione opere in biscuit. Dal 1744 divenne proprietà della casa imperiale d’Austria e la sua produzione iniziò da tale data a essere marchiata con lo scudo reale. Certamente importante per la storia della manifattura fu la direzione sotto Sorgenthal, dal 1784 al 1805, che indirizzò le opere verso l’ormai imperante gusto neoclassico; egli inoltre fece imprimere su ciascun pezzo anche l’anno di realizzazione, assieme allo scudo blu: le ultime due cifre fino al 1800, mentre dopo le ultime tre, consentendo, come nel nostro caso, una datazione precisa.
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