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Tutta l’Europa nel corso del XVIII secolo fu travolta dal fascino per l’Oriente. Si diffuse un crescente interesse, e una conseguente caccia, per raffinati oggetti scolpiti nel corallo e nella giada, per sculture e oggetti per la tavola eseguiti in porcellana, per tappeti in seta dipinta e preziosi mobili in lacca.
Sorsero così i cabinets des chinoiseries, stanze o interi appartamenti dove custodire gli oggetti e gli arredi artisticamente più pregiati di creazione orientale. Nelle più importanti corti europee questi “templi delle cineserie” presero esempio dal prototipo ideato per Madame de Pompadour nel Petit Trianon di Versailles. Il padiglione di Augusto il Forte a Dresda custodiva la più grande collezione del tempo, con oltre 60.000 oggetti. In Baviera fu allestito il Pagodenburg, a Vienna i boudoirs di Schoenbrunn, a Leningrado il salottino orientale di Elisabetta di Russia, in Brandeburgo il padiglione cinese nel parco di Sansoucci voluto da Federico II il grande re di Prussia.
In linea con le più prestigiose residenze reali europee, anche nella Torino dei Savoia si coltivò un inteso interesse per quanto proveniva dall’Oriente. Nel Palazzo Reale fu realizzato un Gabinetto Cinese su progetto di Filippo Juvarra e completato dal suo successore Benedetto Alfieri. La preziosa sala conserva ancora intatto l’assetto settecentesco, con pareti rivestite da una raffinata boiserie rococò che incornicia lacche orientali acquistate a Roma dallo stesso Juvarra nel 1732.
Il Palazzo Reale non fu però l’unica residenza sabauda ad ospitare simili allestimenti. I Savoia commissionarono stanze e appartamenti cinesi anche per le loro residenze di caccia. A Stupinigi, all’interno dell’edificio juvarriano, furono allestiti due Gabinetti Cinesi, dove gli arredi e gli elementi decorativi – tra cui una carta da parati dipinta a tempera e importata dalla Cina meridionale all’inizio del XVIII secolo – esprimono a pieno il gusto per l’esotismo. A Racconigi è l’appartamento cinese, la cui tappezzeria, acquistata a Londra nel 1756, proveniva dai laboratori olandesi che realizzavano carte dipinte a tempera, raffiguranti scene della vita nell’Impero del Sol Levante.
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Esempio dell’interesse dei Savoia per la cineseria è un raro tavolo da gioco di recente scoperta, realizzato nei laboratori di Canton. Questo arredo, interamente laccato, presenta un piano rettangolare con angoli sagomati, richiamando nello stile linee tipicamente inglesi. Al centro del piano un coperchio quadrato, che cela un vano, presenta al verso una superficie laccata a dama: caselle d’argento si alternano a caselle rosse, all’interno delle quali sono dipinte in oro figure cinesi. Nel vano centrale è il gioco del backgammon. Il tavolo, che presenta un cassetto nell’alta fascia, è sostenuto da una gamba centrale che termina con tre piedi scolpiti in forma di teste di dragoni. La tipologia di questo arredo è estremamente rara, con pochi esemplari simili ad oggi noti. Sono mobili eseguiti per il mercato occidentale, interamente laccati con scene che illustrano episodi di vita cinese, personaggi, templi e animali reali e di fantasia.
Ciò che rende questo tavolo un unicum nel suo genere è l’impiego della lacca su fondo argento, una scelta che ne chiarisce il valore artistico e la destinazione. Si tratta di una scelta ben precisa: simulare la preziositĂ degli arredi in argento presenti nelle grandi residenze reali europee. Anche a Torino, come testimoniano gli inventari delle Madame Reali, i palazzi dei Savoia erano ricchi di mobili fusi in argento. Il dettaglio che però ne chiarisce la destinazione è il monogramma coronato di Vittorio Emanuele di Savoia, elegantemente incorniciato da serti d’alloro, ripetuto nei quattro angoli del piano. Questo elemento decorativo, diverso per disegno e per gusto ornamentale dal resto dell’impianto iconografico, fu probabilmente fornito dagli stessi committenti agli artigiani di Canton. Si potrebbe trattare di una diretta commissione di Vittorio Emanuele II di Savoia, o forse un donativo di una grande corte europea in occasione della sua ascesa al trono di Sardegna nel 1849, succedendo a Carlo Alberto.
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