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Tavolo a vela, attribuibile a Luigi e Angiolo Falcini

Firenze, secondo quarto XIX secolo

Descrizione:

Tavolo a vela con piano ottagonale impiallacciato in scuro noce d’india e intarsiato con legni
vari e madreperla. Il piano ha al centro una riserva intarsiata con un rosone e circondata
da una bordura a motivi fitomorfi; attorno si sviluppano, a spicchi, delle riserve più strette dove
sono intarsiate delle candelabre con vasi e otto riserve più ampie dove sono raffigurati vasi con
mazzi di fiori animati da uccelli e falene. Il basamento sagomato è composto da quattro colonne
che reggono il supporto per l’appoggio del piano che sul retro è impiallacciato a spicchi in
mogano.

Dimensioni: 78 x 152 cm 

CODICE: ANTATA0128592

Analisi storico-critica:

La bottega dei fratelli Falcini riporta a Firenze il gusto per l’intarsio seicentesco; come scrive il Palacios “… sembrano rifarsi di sana pianta al gusto dominante alla corte degli ultimi Medici e il repertorio ornamentale sembra tolto di peso dai fioriti calepini usati dai commettitori di pietre dure o dagli ebanisti capeggiati da Leonardo Van der Vinne…”.

Si dedicheranno principalmente alla produzione di piani di tavolo che verranno realizzati per le grandi famiglie di Firenze e mandati alle grandi esposizioni in tutto il mondo. Sempre Palacios per primo presenta una serie di tavoli con piano a base ottagonale, si tratta per lo più di tavoli di piccole dimensioni, tra gli 80 e i 100 cm. Il gusto e i motivi sono i medesimi, per lo più vasi e mazzi di fiori animati da uccelli e farfalle, realizzati con diverse tipologie di legni chiari, avorio e madreperla su fondo scuro. Tra questi spicca un tavolo di dimensioni straordinarie di 167 cm di diametro ove, come scrive sempre Palacios “…sul piano, centrato da uno stemma nobiliare, si alternano ghirlande e fregi floreali concentrici a spicchi radiali che ospitano quattro diversi motivi decorativi con vasi, candelabre, delfini e uccelli che becchettano frutta e fiori…” .

Questo apparato decorativo, fatta eccezione per il rosone centrale con lo stemma, è utilizzato anche per il tavolo in esame così come per un altro tavolo pubblicato da Simone Chiarugi, passato in asta a Londra con al centro lo stemma della famiglia Troubetzekoy. Sono tutti e tre tavoli di grandi dimensioni. La bottega era prevalentemente dedicata all’intarsio di piani e talvolta i basamenti dei tavoli sono semplici, privi di intarsi, mentre altre volte sono intagliati probabilmente da botteghe di intagliatori fiorentini, come ipotizzato da Simone Chiarugi.

Va per correttezza reso noto che il tavolo qui in esame è stato pubblicato anche da Enrico Colle nel capitolo dedicato ai fratelli Falcini, tuttavia dato a una bottega di emuli insieme a un altro tavolo, ricondotto invece sempre ai Falcini da Simone Chiarugi. Pur dovendo restare nel campo delle attribuzioni, non avendo firme o documenti di inventario che ne garantiscano la paternità a noi sembra però di poter affermare con una certa sicurezza che il tavolo qui descritto sia stato licenziato dalla bottega dei fratelli Falcini.

Il repertorio noto ci spinge a ritenere che questi artigiani, come del resto tutte le botteghe dell’epoca, realizzassero più opere con gli stessi disegni a disposizione, modificandone parte dell’ornato o inserendoli in modo diverso, mentre ci sembra piuttosto difficile che ci fosse una bottega contemporanea di emuli che producesse tavoli con gli stessi identici disegni.

Bibliografia:

– Alvar González-Palacios, Il Tempio del Gusto, La Toscana e l’Italia Settentrionale, ed. Longanesi 1986;
– Simone Chiarugi, Botteghe di Mobilieri in toscana, ed. S.P.E.S. 1994;
– Enrico colle, Il mobile dell’Ottocento in Italia, ed. Electa 2007

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