Micromosaico Veduta di San Pietro

Mosaico con cornice a cassetta

Metà del '700 e fine XIX secolo

Descrizione:

Quadro rettangolare in micromosaico in cassetta di ferro, raffigurante la Basilica di San Pietro e la piazza con personaggi, realizzata con un taglio prospettico diagonale. Cornice a cassetta, intagliata e dorata in gusto classico con bulinatura centrale.
Decorazione a candelabre con vasi, vittorie alate, grifi e fiori; sono presenti due cartigli che recano le scritte “S. Pietro” e “In Vaticano”.
Il micromosaico è ben dettagliato e preso con una veduta di scorcio piuttosto anomala, con i tipici giochi di ombre.
La cornice presenta delle modanature a ovuli e a serti di quercia.

Dimensioni: 25,5 x 41 cm
con cornice: 44,5 x 59,5 cm

Analisi storico-stilistica:

Come scrive Alvar Gonzales Palacios,” La grande attività musiva nel centro della cristianità, legata alla decorazione della basilica di San Pietro, inizia durante il pontificato di Gregorio XIII”. Giovan Battista Calandra sarà il mosaicista del Papa Paolo VI e realizzerà il primo mosaico posto in san Pietro, il San Michele Arcangelo del Cavalier D’Arpino, verrà poi incaricato di realizzare su copia di Guido Reni i mosaici per la cappella dell’Annunziata per il Cardinal Filomarino a Napoli nel 1647: i quadri musivi erano ritenuti infatti più costosi ma preferibili perché eterni.

Nel 1727 si può considerare che in Vaticano vi sia ormai un vero e proprio Studio per la produzione del Mosaico; è infatti in quegli anni che il chimico Alessio Mattioli inventa una formula che permette la fabbricazione di smalti a base di stucco e olio di lino, che consentiva la produzione di tessere molto piccole; ciò permise, sotto la direzione di Pietro Paolo Cristofari (soprintendente dello Studio Vaticano) di produrre i primi quadri musivi di ridotte dimensioni di eccellente qualità che divennero uno degli abituali regali dei pontefici ai grandi della terra.
Un bellissimo esempio è pubblicato sempre ne Il Tempio del gusto, ed è un mosaico firmato e datato sul retro “Filippo Cocchi 1785”, inserito in una splendida cornice in bronzo dorato attribuita a Valadier, donato da Pio VI alla principessa Sofia Albertina di Svezia.

Mosaico firmato "Filippo Cocchi 1785"

Un ulteriore passo avanti nella tecnica di realizzazione sarà dato dalla capacità, nella seconda metà del XVIII sec. di creare delle sottili bacchette fondendo gli smalti così da poter tagliate le piccole tessere colorate come necessario. Alla fine del secolo diverse sono le botteghe e i mosaicisti, tra i più noti ricordiamo Giacomo Raffaelli, Cesare Aguatti.

E’ infatti dalla metà del ‘700 fino alla fine del XIX sec, con lo svilupparsi e il crescere del Grand Tour e pian piano con la riscoperta del gusto classico, spinta dai ritrovamenti in corso negli scavi di Pompei ed Ercolano, che i micromosaici diventano oggetti di gran moda. Fioriscono diverse botteghe che producono scatole e quadri, cornici ma anche piani di tavolo. Questi mosaici guardano al mondo classico riproducendo i dipinti e mosaici venuti alla luce grazie agli scavi archeologici ma anche dipinti famosi o paesaggi con rovine romane.

Il successo dei Grand Tour porta in Italia studiosi e aristocratici da tutta Europa che forniscono alle botteghe una nuova clientela disposta a spendere. A Roma alcune botteghe di lapicidi, bronzisti e mosaicisti specializzati si attivano per fornire prodotti adatti ai desideri di questa clientela, spesso collaborando tra loro. Per un visitatore che ha appena terminato il Tour degli scavi e delle rovine romane, entrare in possesso di uno di questi oggetti non rappresenta solo l’acquisto di un ricordo, ma soddisfa il desiderio di ricerca di bellezza e di cultura, rendendo l’acquirente un illuminista perfettamente alla moda.

Goethe nella campagna romana durante il suo Gran Tour
Johann Heinrich Wilhelm Tishbein - Goethe nella campagna romana durante il suo Gran Tour

Oltre alle botteghe sparse nell’Urbe resta attiva la produzione interna al Vaticano. Le tessere venivano stese su una superficie di marmo o su cassette in ferro e potevano avere cornici in bronzo o legno intagliato e dorato, la qualità del supporto dipendeva soprattutto dal destinatario del dono. Una Veduta di Piazza san Pietro molto simile alla nostra e probabilmente degli stessi anni, è pubblicata da Alvar Gonzalez Palacios ed è oggetto di un dono di Leone XIII al re Alfonso XII per le sue nozze del 1879 (oggi conservato al Palazzo Reale di Aranjuez). Nella reverenda Fabbrica di San Pietro erano conservate infatti come testimoniato dagli inventari diverse raffigurazioni della piazza che potevano essere poi scelte per i doni.

Veduta di Piazza san Pietro
Veduta di Piazza san Pietro pubblicata da Alvar Gonzalez Palacios

Bibliografia:

Alvar Gonzalez-Palacios, Il tempio del gusto, ed. Longanesi  1984

– Alvar Gonzalez-Palacios, Pittura per l’eternità, ed. Longanesi 2001

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