Lucerna “Fiorentina” in Argento Vincenzo Belli Roma, terzo quarto XVIII secolo

Descrizione

Lucerna “fiorentina” in argento. Base mistilinea modanata, fusto liscio a sezione circolare con profilature sfaccettate vasiformi poste alle estremità, coppa porta olio a quattro beccucci ornati con motivi a cartiglio, coperchio amovibile a richiamare parte della lavorazione del fusto, presa composta da elementi a “C” e da volute fogliacee. Ventola paralume a forma di cartiglio con incisioni di gusto rocaille, al centro stemma araldico della famiglia De Angelis sormontato dal timbro e sorretto da coppia di aquile come sostegno. Motivi rocaille decorano anche il cursore che permette la regolazione in altezza della ventola. Completa di catenelle sostenenti smoccolatoio, spegnitoio, attizzatoio e pinze. Incussi il punzone dell’argentiere “V B” (Vincenzo Belli) e il bollo camerale.

Dimensioni: h 82 cm, L max 33 cm, diam. base 24 cm

CODICE: OGANOG0238026

Analisi Storico Stilistica

Con il termine lucerna ci si riferisce a una lampada alimentata a olio, la cui origine e il cui uso affonda le radici in tempi remoti, avendo costituito nell’antichità uno dei principali e più comuni mezzi di illuminazione. Caduta in disuso nel corso dei secoli, tornò in auge a partire dal Cinquecento grazie ad alcune modifiche tecniche che ne permisero una migliore fruibilità.
Il nostro esemplare, databile al terzo quarto del XVIII secolo, è riconducibile alla cosiddetta tipologia “fiorentina”, modello derivato dalle antiche lucerne su supporto e impiegato fin dal XIV secolo soprattutto nel capoluogo toscano, da cui il nome. Per la nascita e la diffusione delle forme a lungo stelo, oltre che per l’impiego di argento ai fini della loro realizzazione, bisognò però attendere il Settecento, periodo in cui Roma e le città degli Stati Pontifici ospitarono le più importanti manifatture italiane di argentieri dell’epoca. Tra queste vi sono i Belli, rinomata famiglia di argentieri originari del Piemonte e attivi tra Torino e Roma fra il XVIII e il XIX secolo. Vincenzo Belli (Torino, 1710 – Roma, 1787), figlio di Bartolomeo, lavorò per alcuni anni a Torino, presso botteghe che eseguivano commissioni per casa Savoia, e in seguito si trasferì a Roma, dove dal 1740 risulta fra gli argentieri attivi a capo di una florida bottega ubicata, in un primo periodo, accanto alla chiesa di San Luigi dei Francesi, per poi spostarsi nei pressi del Teatro Valle.
La lucerna qui analizzata è da attribuire proprio alla produzione romana di Vincenzo, sia per quanto concerne lo stile decorativo-formale, secondo il gusto del più ricco barocchetto romano e caratterizzato da un’eleganza e una grazia apprese durante la sua attività a Torino, sia per la presenza dei punzoni: “V B”, punzone personale dell’argentiere contenente le iniziali del nome e del cognome, e del bollo camerale cittadino di garanzia ritraente le chiavi del cielo incrociate con gonfalone (basilica) posto al centro. Lo stile di Vincenzo Belli fu molto apprezzato dalla nobiltà romana, italiana e internazionale e ciò è testimoniato dai molteplici e importanti lavori eseguiti, tra cui ricordiamo ad esempio le argenterie sacre della cappella di S. Giovanni Battista nella Chiesa di S. Rocco a Lisbona, su commissione di Re Giovanni V di Portogallo, e un gruppo di quattro zuppiere, realizzate per un Torlonia a Roma, oggi disperse presso varie collezioni private. È proprio nell’ambito delle committenze dell’aristocrazia romana che trova realizzazione la lucerna in studio, originariamente di proprietà della famiglia romana De Angelis, effigiata dallo stemma araldico inciso sul fronte della ventola paralume e raffigurante “un angelo in maestà […] su terrazzo […], foglia di palma […] in destra”. Lo stemma è timbrato da elmo munito della corona tollerata di Duca, sormontata da fioroni d’oro bottonati da una perla e sostenuti da punte, la quale costituisce uno degli ornamenti fondamentali dell’araldica e indica il grado di nobiltà raggiunto.

Bibliografia di confronto:

Agnellini M. (a cura di), Argenti antichi italiani, Milano, Giorgio Mondadori & Associati, 1991, p. 144;

Lipinsky A., Marchi dell’argenteria e oreficeria europee dal XVI al XIX secolo, Collana di arti decorative diretta da Gregorietti G., Novara, Istituto Geografico De Agostini, 1983, p. 107;

Mariacher G., Lampade e lampadari in Italia, Dal Quattrocento all’Ottocento, Milano, Garzanti Editore s.p.a., 1981.

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