Icona Cristiano Ortodossa su tavola (Etiopia)

Prima Metà del XX Secolo
Già Collezione Massimo Bargna

Descrizione:

Icona in legno incorniciata con al centro la rappresentazione di un diavolo alato in catene. Potrebbe trattarsi di Lucifero, l’angelo ribelle caduto dal Cielo diventato principe di tutti i demoni e poi sconfitto dall’Arcangelo Michele e dagli altri angeli (una raffigurazione in tutto simile è presente all’interno dell’antico monastero di Kebran Gabriel, sul Lago Tana). Al di sotto, un testo sacro con i versi più importanti tracciati in rosso e gli altri in nero. Ai lati del diavolo due figure di santi o anacoreti che reggono un testo sacro e una croce taumaturgica. Nella parte inferiore della tavola, ai lati, due simboli apparentemente di origine pagana, il sole e la luna. La rappresentazione è arricchita in basso dalla figura di un altro monaco benedicente e, tutto intorno, da altri volti di santi e da decorazioni geometriche policrome il cui modello si è tramandato attraverso i secoli.

Dimensioni: 66 x 56 x 3 cm

CODICE: ARARIC0257512

Analisi Storico Antropologica:

La religione cristiana si diffuse ad Axum (capitale del mitico regno di Saba) verso la metà del IV secolo, sotto il re Ezana che si convertì dal politeismo al monoteismo e poi al Cristianesimo. Nel V e VI secolo dei monaci siri (che la tradizione identifica con i “Nove santi” e i “Giusti”) si recarono nel regno per diffondere la nuova fede. Gli etiopici, del resto, sostengono con orgoglio di discendere direttamente dalla dinastia salomonica attraverso Menilek, figlio di Azieb (o Makeda), la regina i Saba, e il re d’Israele Salomone. È indubbio che l’arte etiopica dell’icona si ricollega a quella della tradizione orientale, in particolare greco-bizantina, di cui conserva l’iconografia sacra riservando però molta attenzione alle figure dei santi e degli anacoreti locali. La produzione di icone sarebbe però iniziata o avrebbe avuto un forte impulso solo a partire dal XV secolo, sotto l’imperatore Zara Yacob, grazie all’arrivo di artisti stranieri, soprattutto italiani. Anche sul piano stilistico la parentela cone le icone orientali è piuttosto stretta, anche se le icone etiopiche, come nel presente caso, si differenziano per l’uso di colori gioiosi e per l’introduzione di simboli pagani, in questo caso il sole e la luna. Tali simboli più che far pensare a una forma di sincretismo, si integrano perfettamente nella rappresentazione di matrice cristiana conferendo un tocco squisitamente etiopico all’opera.

Bibliografia:

“Etiopia, terra madre”, di Massimo Bargna, Provincia di Milano, con il patrocinio dell’Ambasciata di Etiopia in Italia, Milano, 2011. Pagina 40.

Bibliografia di riferimento:

“Etiopia. Storia, arte, cristianesimo”, Walter Raunig, Ed. Jaca Book, Milano, 2005.
“Ethiopian icons”, Stanislaw Chojnacki, Ed. Skira, 2000.
“Ancient churches of Ethiopia”, David W. Phillipson, Ed. Yale University Press, 2009.
“La spiritualità etiopica”, Osvaldo Raineri, Ed. Studium Roma, 1996.

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