Icona Cristiano Ortodossa in Alabastro (Etiopia)

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Prima metà del XX secolo

Descrizione:

Questa icona in pietra raffigura la Crocifissione nella parte alta e il Calvario nella parte bassa. Ai piedi della Croce la Madonna e San Giovanni evangelista. L’aguzzino che fustiga Gesù nella sua salita al Golgota, viene ritratto di profilo così come avviene generalmente per i personaggi cattivi. La rappresentazione è intensa ed emana un profondo pathos, seppure mantenendo un certo distacco spirituale tipico del misticismo della Chiesa ortodossa. Alla staticità della crocifissione che esprime la tragicità di un evento irrimediabile, fa da contrasto il dinamismo del Calvario in cui l’umana sofferenza e il senso di sconfitta sono ancora protagonisti. Giovanni appare affranto. Ma nel volto rasserenato del Cristo crocifisso e nel gesto rivelatore della Vergine Maria che indica con la mano il Figlio di Dio, si anticipa già l’esultanza della Pasqua.

Dimensioni: 24 x 17 x 5 cm

CODICE: ARARIC0257509

Analisi Storico Antropologica:

La religione cristiana si diffuse nel regno di Axum (capitale del mitico regno di Saba) verso la metà del IV secolo, sotto il re Ezana che si convertì dal politeismo al monoteismo e poi al Cristianesimo. Nel V e VI secolo dei monaci siri (che la tradizione identifica con i “Nove santi” e i “Giusti”) si recarono nel regno per diffondere la nuova fede. Gli etiopici, del resto, sostengono con orgoglio di discendere direttamente dalla dinastia salomonica attraverso Menilek, figlio di Azieb (o Makeda), la regina i Saba, e il re d’Israele Salomone. È indubbio che l’arte etiopica dell’icona si ricollega a quella della tradizione orientale, in particolare greco-bizantina, di cui conserva l’iconografia sacra riservando però molta attenzione alle figure dei santi e degli anacoreti locali. La produzione di icone sarebbe però iniziata o avrebbe avuto un forte impulso solo a partire dal XV secolo, sotto l’imperatore Zara Yacob, grazie all’arrivo di artisti stranieri, soprattutto italiani. Le sculture in pietra come questa, conservate all’interno dei monasteri e delle chiese, rivelano una maggiore autonomia stilistica rispetto ai modelli orientali. Questo esemplare, in particolare, rivela una finezza di esecuzione che non si riscontra attualmente. Anche il materiale, alabastro verde, differisce da quello utilizzato nella produzione recente in cui si predilige una pietra saponaria di facile lavorazione e che non tende a scheggiarsi.

Bibliografia:

“Etiopia, terra madre”, di Massimo Bargna, Provincia di Milano, con il patrocinio dell’Ambasciata di Etiopia in Italia, Milano, 2011. Pagina 40.

Bibliografia di riferimento:

“Etiopia. Storia, arte, cristianesimo”, Walter Raunig, Ed. Jaca Book, Milano, 2005.
“Ethiopian icons”, Stanislaw Chojnacki, Ed. Skira, 2000.
“Ancient churches of Ethiopia”, David W. Phillipson, Ed. Yale University Press, 2009.
“La spiritualità etiopica”, Osvaldo Raineri, Ed. Studium Roma, 1996.

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