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Francesco De Mura (Napoli 1696-1782) e studio. Restaurazione del tempio di Salomone. 1751-‘52 circa

Descrizione:

Dipinto olio su tela raffigurante una grande scena corale, dove numerosi personaggi si operano nella costruzione di un’architettura dalle fattezze classicheggianti. Il primo piano vede avvicendarsi muratori intenti a spostare pesanti blocchi lapidei per l’innalzamento dell’imponente colonnato, mentre uno scalpellino è occupato nella realizzazione della dentellatura a decorazione del fregio. Tutt’attorno altre figure trasportano cesti colmi di pietre e legni, mentre altri, più in disparte sulla destra, parlano tra loro, probabilmente gli architetti a sovrintendere i lavori, come dimostrano anche i loro abiti ricchi e curati. Sullo sfondo si intravvede il colonnato in fabbricazione, con le impalcature lignee, mentre una parte dell’edificio è già stato eretto.
Il centro dell’inquadratura è occupato da due personaggi, l’uno inginocchiato, dalla barba e i capelli canuti, regge in mano un’asse lignea. L’età avanzata e gli abiti curati fanno presupporre che anche questi non sia un operaio, ma piuttosto un direttore ai lavori edili. L’altro protagonista è invece stante, leggermente sopraelevato su un blocco di pietra, e indica la prima figura. Giovane e dal profilo austero e regale, è vestito con abbigliamento militare, con una corazza dorata sormontata da una pesante cappa; come suggerisce anche la corona sul capo, rappresenta un reale che sovrintende ai lavori edili.
Restaurato e ritelato, è presentato in cornice in stile.

Dimensioni: 155 x 101 cm

CODICE: ARARPI0220296

Analisi storico-artistica:

Corredato da perizia redatta da Stefano Causa, il dipinto è da ritenere probabilmente un bozzetto per il riquadro realizzato da Francesco de Mura per la controfacciata della chiesa di Santa Chiara a Napoli, raffigurante la Restaurazione del tempio di Salomone. L’opera, purtroppo andata perduta durante i bombardamenti del 1943, ci è nota attraverso le fotografie in bianco e nero Alinari, consentendo interessanti confronti.
Sono noti altri tre dipinti per i quali si può avanzare lo status di bozzetto, che in effetti differiscono dal dipinto già in Santa Chiara per il doppio ordine di sculture dell’architettura retrostante, dove sono invece sostituite da piramidi dal gusto antichizzante. Più vicino alla versione finale è quella qui in esame, priva di qualsiasi elemento decorativo e che dunque, oltre a motivazioni di tipo stilistico, consente di allontanare l’ipotesi che possa trattarsi di una copia più tarda, ponendosi invece come tela di studio a quella finale.
Dal punto di vista stilistico Causa sostiene inoltre come l’opera possa intendersi di mano di De Mura coadiuvato dalla sua bottega, in particolar modo nella figura di Paolo de Majo, attivo nella basilica napoletana tra il 1752 e il 1756, e del quale sono qui ravvisabili diversi requisiti formali.

Antiquariato, Arte e Design

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