Al centro della tavoletta è raffigurato Gesù crocifisso, nel tipico atteggiamento del Christus Patiens: accasciato sulla croce, il capo reclinato a poggiare sul petto, indossa un semplice perizoma che gli cinge i fianchi. Ai lati della croce, che occupa per l’intera larghezza e quasi per tutta l’altezza la tavoletta, vi sono i due serafini con tuniche e ali rosse, quello di sinistra intento a raccogliere in un calice il sangue di Cristo che sgorga dalla ferita sul costato.
Ai piedi della croce, a sinistra, c’è la Vergine, un lungo mantello blu con i risvolti dorati poggiato sul capo, sul volto un’espressione dolente e la mano destra sollevata a indicare mestamente il figlio. In basso, al centro della scena, Maria Maddalena abbraccia sofferente la croce, il capo rivolto verso l’alto e i lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle; a destra c’è san Giovanni, anch’egli affranto che sta indicando il corpo di Gesù.
Il fondo è realizzato interamente con doratura a guazzo, realizzata applicando foglie d’oro sulla tavola lignea preventivamente preparata con un’applicazione di bolo, del quale emerge il caratteristico colore rossastro. La foglia d’oro è lavorata a bulino, a creare dei motivi ornamentali che delimitano la scena, ma anche nelle aureole dei personaggi, realizzate a risparmio sulla stessa foglia.
Sul retro della tavola è invece raffigurata una ruota dentata.
Dimensioni: 29.5 x 14.5 x 1.3 cm
CODICE: ARTPIT0001175
Come riportato nella perizia di Stella Sonia Chiodo, il dipinto è l’anta di destra di un piccolo tabernacolo a sportelli, ed è stato ridotto nelle dimensioni durante lo smontaggio dell’opera, come testimonia il taglio nella parte inferiore, che in origine doveva includere i personaggi ai piedi della croce a figura intera e la cima del monte Golgota. Il tabernacolo doveva provenire da un ambiente legato al culto di santa Caterina, come testimonia la ruota dipinta sul retro della nostra tavoletta, simbolo del martirio della santa, quale potrebbe essere lo spedale dedicatole e realizzato nella seconda metà del XIV secolo a Firenze, su committenza di Alessandro di Talano dei Filipetri.
L’attribuzione certa al Maestro della Misericordia è dovuta a un’analisi stilistica per la quale sono possibili dei puntuali e precisi riscontri con il suo corpus pittorico a noi noto, come è possibile riscontrare in entrambe le pubblicazioni nelle quali il dipinto è presentato. Il Maestro della Misericordia è stato identificato, grazie al supporto di precisi riscontri biografici – riproposti da Chiodo nella sua perizia – con Giovanni Gaddi, figlio maggiore di Taddeo e fratello di Agnolo.
– R. Offner, A Legacy of Attribution, a cura di H. B. J. Maginnis, New York, 1981, p. 13 fig. 27;
– S. Chiodo, A Critical and Historical Corpus of Florentine Painting. The Master of Mercy and Matteo di Pacino, Sec. IV, Vol. Florence, 2011, p. 161, pl. X.
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