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Coppia di consolle in pietre laviche e marmo

Coppia di tavolini con piano con commessi
Tommaso ( Roma 1725-Napoli 1780) e Mattia (Roma 1746-Napoli ?) Valenziani ( Attr.)

Napoli, seconda metà XVIII secolo Inghilterra, prima metà del XIX secolo

Descrizione:

Coppia di tavoli con piani commessi in pietre laviche e marmo. Un campionario scelto di pietre laviche è disposto a commesso sul piano; nella bordura disposto in tessere oblunghe contenute in una filettatura a nastro continuo in giallo antico e palombino, nella riserva centrale tessere quadrate definite da una doppia filettatura in nero di paragone e bianco palombino.

Due basamenti inglesi della prima metà dell’Ottocento reggono i due piani; trattasi di un tronco di colonna rastremata poggiante su un plinto quadrato completamente impiallacciati in legno di citronnier e abbelliti da bronzi dorati.

Dimensioni: 76,5 x 106,5 x 60 cm

Analisi storico-stilistica:

Come esaustivamente indica Massimo Tettamanti nel saggio da lui redatto, la coppia di piani con commessi in lava e marmi è attribuibile a Tommaso Valenziani e al figlio Mattia.

Romani di nascita, i due artigiani si trasferirono a Napoli, dove, in particolar modo il padre, ricoprì la carica di capo restauratore dei bronzi al Museo di Portici. Come ricorda Mattia Valenziani, nel suo opuscolo redatto nel 1783 dal titolo Indice Spiegato, Tommaso già alla fine del VI decennio del secolo iniziò a interessarsi nel raggruppare numerose pietre vulcaniche, raggiungendo un grado di completezza da poter definire la collezione una Vera raccolta o sia museo di tutte le produzioni del Monte Vesuvio.

Se è del padre il merito di aver riunito una gruppo costituito da 659 pietre laviche, è al figlio che deve essere attribuita l’iniziativa commerciale. Egli divise infatti la collezioni in raccolte, costituendo gruppi meno numerosi, ma comunque eterogenei, suddivisi in base al diverso grado di lavorazione delle pietre e alla ricchezza del contenitore nel quale venivano presentati, diversificandone il prezzo. Una di queste raccolte venne utilizzata come dono da Ferdinando IV al Granduca Paolo, figlio di Caterina I e futuro Zar, in visita alla città partenopea con la moglie e il cognato.

Nello stesso opuscolo, Mattia Valenziani ricorda inoltre come le stesse varietà di pietre laviche venissero impiegate anche per la realizzazione di piani commessi, alloggiati entro mostre dalle forme più varie. La loro ideazione nacque all’interno dei cantieri di portici, dove gli artigiani qui attivi furono certamente influenzati dai pavimenti musivi. Spetta con tutta probabilità a Valenziani figlio il merito di aver trasformato un’attività prettamente occasionale in una vera e propria specializzazione. Il primo piano attribuito a questa bottega è quello per l’archeologo Norbert Hadrava, realizzato con i frammenti di marmi antichi che egli stesso ritrovò su Capri. La composizione prospettica del disegno del piano trova un’analoga composizione con quelli in esame, qui realizzati con un campionario di pietre laviche. I due piani furono ideati per la clientela straniera, presumibilmente per qualche facoltoso inglese, in visita in Italia durante gli assai diffusi Gran Tour. La nazionalità inglese dell’acquirente è suggerita dalla manifattura dei due tavoli sui quali sono stati posti i piani commessi: era infatti consuetudine che i piani importati da Napoli venissero provvisti di tavoli realizzati da artigiani locali. Sempre Massimo Tettamanti nel suo saggio fa riferimento a un tavolo utile a questo proposito. Si tratta di un piano di pietre laviche poggiante su un tavolo neoclassico di produzione tedesca, presumibilmente già del re Federico Guglielmo, il già citato cognato del Granduca Paolo, che durante il suo viaggio napoletano, avrebbe acquistato o ricevuto in dono.

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