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Altare per Shango (Odo Shango) in legno, Arte Yoruba (Nigeria)

MetĂ  del XX secolo
GiĂ  Collezione Massimo Bargna

Descrizione:

Gli altari dedicati a Shango, dio del tuono, venivano usati nei templi per appoggiarvi la zucca o la ciotola di legno contenente le pietre sacre raccolte dai sacerdoti dove è caduta una saetta. La base è concava perché hanno la forma di un mortaio rovesciato, in quanto come la donna polverizza l’igname nel mortaio, così Shango castiga i suo nemici incenerendoli con il lampo. L’altare è rovesciato perché un mortaio vuoto ha il potere di attirare la saetta, mente quello capovolto riconduce all’idea di contenimento della forza distruttiva. Questo esemplare di “Odo Shango” si segnala per le dimensioni importanti, la ricchezza delle decorazioni, la bellezza dell’intaglio e la preziosa patina d’uso evidente in particolare sulla sommità. Personaggio dominante è la sacerdotessa del culto che esibisce gli emblemi di Shango, il sonaglio e la scure bipenne che la divinità scaglia sulla terra durante i temporali producendo il tuono. Sul retro dell’altare compare un suonatore di tamburo in equilibrio sulle pietre incandescenti della scure del dio del tuono. La sua figura è circondata da numerosi personaggi e oggetti rituali che rimandano a Shango e al suo culto tra cui: il volto di un sacerdote, il cane di Shango, un sonaglio, un cacciatore con il fucile, un leopardo, una tartaruga, delle lucertole e un serpente la cui linea a zig-zag allude al bagliore del lampo. Tracce di colore rosso, blu e bianco di significato simbolico.

Dimensioni: h 42 cm; diam. 40 cm

CODICE: OGANOG0257504

Analisi Storico Antropologica:

Shango è il temibile dio del tuono e del lampo, uno dei protgonisti del pantehon dell’etnia Yoruba della Nigeria su occidentale. Non è un caso che il suo culto suggestivo si sia diffuso con forza anche a Cuba e in Brasile, a seguito alla tratta degli schiavi. Shango è un orisha (antenato divinizzato) che incarna la natura ambivalente del potere che, se incontrollato, diventa distruttivo, ma se ricondotto a un equilibrio, è fecondo e può essere usato a beneficio degli uomini. Ciò vale per tutti gli individui, ma in particolare per il re a cui competono grandi poteri e responsabilità. Shango era infatti un leggendario sovrano dell’antica città di Oyo che, per quanto coraggioso, venne scacciato per la sua cattiva condotta e, caduto in rovina, si suicidò. A seguito della sua morte si vendicò attraverso tempeste e incendi, tanto che per placare la sua collera i suoi fedeli amici lo divinizzarono e iniziarono a rendergli un culto. Scopo di questo culto e delle offerte sacrificali era di ricondurre all’equilbrio (simbolizzato dal colore blu indaco) il potere ashe del lampo (colore rosso), attraverso la calma mistica (bianco). Gli altari Odo Shango servono proprio a questo, a ripristinare l’equilibrio spezzato e a incanalare positivamente le forze distruttive che minacciano la comunità.

Bibliografia:

“Letterature dell’Africa”, ordine iconografico di Massimo Bargna, Enciclopedia tematica aperta Jaca Book, Ed. Jaca Book, Milano, 1994, tav. 46/47.

Bibliografia di riferimento:

“Yoruba. Art and aesthetics”, Rowland Abiodun, Henry John Drewal and John Pemberton III, Ed. The center for African art e the Rietberg Museum, Zurich.

“Yoruba. Nine centuries of African art and thought”, Henry John Drewal, John Pemberton III and Rowland Abiodun, Ed. The Center for African Art in association con Harry N. Abrams Inc., New York, 1989.

“Yoruba”. Sculpture of West Africa”, William Fagg, John Pemberton III, Ed. Alfred A. Knopf, New York, 1982.

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