Cassettone a ribalta, costituito da tre cassetti inseriti nel fronte mosso sormontati da un anta a ribalta.
Il mobile, costruito con cura architettonica presenta delle lesene traforate e intagliate a riccioli contrapposti, due poste sui montanti frontali a 45 gradi e altre due a metĂ dei fianchi dove il mobile si allarga attraverso una lievitazione costruttiva.
Il mobile è completamente impiallacciato con legni esotici e intarsiato sulla superficie in “giallo angiolino” come veniva indicato negli inventari questo legno esotico simile all’acero, i motivi sono fitomorfi ad intreccio tipici della decorazione dell’epoca e presentano visibile la bulinatura che ancora ombreggia e arricchisce l’intarsio.
L’anta a ribalta cela uno scarabattolo con 5 cassetti di cui uno mosso centrale ed uno scomparto celante un vano 5 cassetti segreti, l’intera superficie interna è sempre impiallacciata in palissandro con intarsi in giallo angiolino e alcune campiture in negativo, scuro su chiaro. Le parti intagliate del mobile, cornici e riccioli sono ebanizzati, i piedi terminano a mensola frontalmente. Gli interni sono in pioppo e su alcuni fondi dei cassetti si vede traccia di disegni di prova per gli intarsi. Ferramenta sostituita così come le bocchette, in bronzo dorato sono un aggiunta non coeva.
Dimensioni: 115 x 140 x 68 cm
La struttura del mobile molto architettonica, così come i motivi ad intarsio con questi intrecci, di gusto orientale, sono tipici del gusto tardo barocco romano. Soprattutto negli arredi non da parata e quindi non legati all’intaglio romano, si fa sentire l’influenza degli intarsiatori olandesi , sia nei disegni alla Berrain ma anche nell’uso di legni esotici. Alvar Gonzales Palacios, nel descrivere una ribalta molto simile a questa la colloca nei primi decenni del XVIII secolo, facendo riferimento anche ad un mobile datato 1758 che pur conservando la stessa tipologia di intarsio presenta delle forme già rococò.
Il comodino in questione è fortunatamente firmato e datato, Giovan Battista Barnabei 1758. Si presenta a gamba alta e bombato, ma l’intarsio è molto vicino a quello del mobile in esame. Anche Enrico Colle pubblica una ribalta simile ed un inginocchiatoio con lo stesso movimento architettonico e gli stessi motivi intarsiati. Simile per impianto architettonico vi sono poi due mobili a doppio corpo , un trumeau in collezione Colarossi e uno in collezione Pallavicini, quest’ultimo attribuito ipoteticamente alla bottega di Domenico Calcagni, ebanista attivo per i Pallavicini nel 1743. I vari confronti ci spingono a ritenere pertanto che il mobile in esame sia stato realizzato nel secondo quarto del XVIII sec.
– Alvar Gonzalez-Palacios, Il tempio del gusto, Roma e il Regno delle Due Sicilie, ed. Longanesi 1984
– Enrico Colle, Il mobile Rococò in Italia, ed. Electa 2003
– Goffredo Lizzani, Il Mobile Romano, ed. De Agostini-Gorlich 1970
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