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Tavolo campionario lapideo, Roma, Opificio Raffaelli, attribuito a

Roma, Opificio Raffaelli

Descrizione:

Tavolo campionario con piano circolare in marmo nero con un campionario di 120 marmi e pietre dure a cui vanno aggiunti i quattro marmi usati per le parti decorative.

Nel centro un tondo in Nero del Belgio racchiude un micro mosaico raffigurante Le colombe di Plinio, soggetto tratto dalle scoperte pompeiane; da questo cerchio, grazie a un complesso sistema geometrico di ellissi, partono una serie di losanghe che vanno a creare 120 alloggi per marmi e pietre dure diversi; il tutto è definito da dei filetti in Nero del Belgio, mentre un alabastro bianco striato è usato per chiudere gli spazi lasciati dalle ellissi prima della bordura, realizzata a greca con marmi rosso, arancio e verde.

Il piano del tavolo campionario è sorretto da una colonna in marmo bianco statuario, tornita e intagliata con foglie d’acanto nella base, poggiante su di un plinto in marmo portoro.

Dimensioni: 90 x 52,5 cm

CODICE: ANTTAV0000576

Analisi storico-stilistica:

La produzione lapidea di piani per tavoli, ha senz’altro il suo centro di produzione all’Opificio di pietre dure di Firenze ma già dai secoli precedenti si conoscono botteghe attive a Roma.

Verso la metà del XVIII secolo, con lo sfiorire dell’epoca medicea, numerose maestranze fiorentine si sposteranno soprattutto a Roma e Napoli, alla ricerca di nuovi mercati e ingaggi, andando a rafforzare le maestranze già presenti nella città papale.
Alla fine del ‘700, con la riscoperta del gusto classico, spinta dai ritrovamenti in corso negli scavi di Pompei ed Ercolano, diventano di gran moda oggetti e arredi che guardano a quel mondo, copiandolo, reinventandolo e facendone proprie idee e motivi decorativi.

Il successo dei Grand Tour porta in Italia studiosi e aristocratici da tutta Europa che forniscono alle botteghe una nuova clientela disposta a spendere.

A Roma alcune botteghe di lapicidi e bronzisti specializzati si attivano per fornire prodotti adatti ai desideri di questa clientela. Ed ecco che per il visitatore che ha appena terminato il Tour degli scavi e delle rovine romane, entrare in possesso di un tavolo lapideo, su cui è rappresentato un campionario di marmi, soddisfa il desiderio di ricerca di bellezza e di cultura, rendendo l’acquirente un illuminista perfettamente alla moda.

Johann Heinrich Wilhelm Tischbein - Goethe nella campagna romana durante il suo Gran Tour

Il disegno dei piani di questi tavoli trova ispirazione nei mosaici dei palazzi romani che emergono dagli scavi; così anche i soggetti presenti nei micro mosaici posti il più delle volte al centro derivano dalle pitture pompeiane, bisogna aggiungere che, su tavoli di piccole dimensioni, talvolta il piano è completamente in micro mosaico.

Due sono le botteghe romane che producono piani di questo tipo a cui va attribuita la realizzazione di questo tavolo campionario.


L’Opificio di via del Babuino dei Raffaelli Giacomo e figlio Vincenzo e quello di Alfonso Cavamelli.
Difficile anche per gli esperti distinguere oggi una produzione dall’altra, infatti i piani presentano caratteristiche che di volta in volta troviamo più utilizzate in uno o nell’altro opificio.
L’unica possibilità che abbiamo è di notare le varie somiglianze coi tavoli che si conoscono di certe provenienza, perché presenti negli inventari di acquisto o perché firmati.

I marmi erano presi da cave aperte ma più spesso da pietre di scavo come colonne e altri ruderi che venivano affettate per essere riutilizzate, in questo caso si trattava di marmi antichi provenienti da cave chiuse e pertanto più rari.
Questo permetteva di avere a disposizione un vasto campionario di brecce, diaspri e marmi provenienti da varie parti del mondo, infine quasi sempre venivano inserite pietre dure, lapislazzuli, malachite, agate e porfidi per lo più. La bravura dell’artigiano stava nel comporre saggiamente i vari campioni in modo da ottenere un risultato di gran effetto e armonia.

A questo proposito il tavolo campionario dell’Opificio Raffaelli, acquistato da Daniel Pettiward nel 1829, (oggi al Fitzwilliam Museum di Cambridge) ha un piano con lo stesso disegno geometrico di quello descritto fatta eccezione per chiusura sagomata del piano.

L’interesse di studio e l’attenzione alle scienze naturali, è dimostrata dal fatto che il piano fu venduto con un catalogo che descrive con dettagliata descrizione l’elenco dei marmi utilizzati.

Firmato invece "Alfonso Cavamelli fece l'anno 1832 Roma" è uno splendido tavolo campionario passato in asta a Londra da Christie's nel 2007.

Questo piano ha un diverso disegno geometrico del campionario, ma la greca geometrica del bordo fatta di rombi susseguenti è molto simile a quella del nostro. In questo caso la base che regge il piano è inglese e realizzata nella fine dell’800, dato che l’oggetto importato da Roma era il piano, la base, quale supporto che lo regge, rappresentava indiscutibilmente un interesse minore.

Con quanto ci permettono gli studi attuali, ci sembra di poter affermare con buona sicurezza che la paternità del piano sia da attribuire a una delle due botteghe romane di cui si è parlato, da ascrivere tra 1832 e il 1850; mentre difficile risulta dire se la base nasca negli stessi anni o poco dopo.

Bibliografia:

– Alvar Gonzalez-Palacios, Il Tempio del Gusto, ed. Longanesi  1984

– Alvar Gonzalez-Palacios, Pittura per l’eternità, ed. Longanesi  2001

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