Specchiera Neoclassica, Firenze, fine XVIII secolo

Firenze fine XVIII secolo

Legno di tiglio

Descrizione:

Specchiera da appoggio, riccamente e finemente intagliata in legno di tiglio e dorata. La cornice rettangolare, è realizzata a bulino con finitura ad oro opaco e trattenuta da un ciglio interno a perline ed un nastro a foglie nella parte esterna; sulla cimasa architettonica a frontone sono poggiate due chimere con al centro un vaso di fiori intagliati di chiaro gusto classico, retto da due gambe a piede ferino e con due mascheroni laterali; sui lati altre due chimere alate aggrappate alla cornice trattengono in bocca due festoni floreali che scendono lungo i lati della cornice.

I piedi della specchiera sono nuovamente due chimere, ma questa volta con due piedi ferini e le ali non piumate ma da drago; tra le due un elegante nastro si chiude in un nodo centrale.
La specchiera è realizzata in legno di tiglio intagliato e dorato a foglia con bolo rosato come tipico a Firenze, gli specchi, coevi, sono al mercurio.

Dimensioni: 210 x 87 cm

Analisi storico-stilistica:

Il lavoro di ammodernamento promosso dal Granduca Pietro Leopoldo (a Firenze dal 1765), spingerà all’abbandono del gusto tardo-barocco toscano per il più moderno neoclassicismo, ispirato alle ville romane e a quei ritrovamenti degli scavi partenopei che velocemente stavano conquistando e affascinando tutta Europa.

La scelta del Granduca di affidare al giovane Giocondo Albertolli i lavori di ornato dei palazzi si rivelerà decisiva; la modernità e novità dei lavori dell’ornatista saranno il primo campionario da cui trarrà ispirazione il nuovo gusto classico. Sarà proprio Pietro Leopoldo a consigliare al fratello Ferdinando di ingaggiare Albertolli a Milano, dove verrà anche incaricato della direzione della cattedra di ornato dell’Accademia di Brera.

Il neoclassicismo fiorentino e quello di Albertolli non guarderanno solo al classicismo romano, ma saranno positivamente influenzati dalla rilettura che la patria del Rinascimento aveva già dato dei canoni stilistici romani nel XV sec.

A questa premessa storico-stilistica va aggiunto che Firenze godeva la fortuna, a differenza di città come Milano, di avere maestranze capaci, provenienti da tutta Europa, non solo nei lavori lapicidi e delle pietre dure, ma anche nei menusieri, negli intagliatori, doratori, ebanisti ecc.

Prestigiosi sono i lavori di intaglio pubblicati nei testi che racchiudono le collezioni dei palazzi fiorentini; le botteghe citate negli inventari sono numerose la più prestigiosa senz’altro quella di Lorenzo Dolci (succeduto al padre Giovan Battista) ma anche Odoardo Wyndham, Carlo Toussaint ecc.

A questo proposito va detto che l’esecuzione della specchiera qui descritta è di grande qualità, in primis di invenzione, di esecuzione ed infine di doratura. In maniera evidente risulta avvicinabile ad alcune specchiere pubblicate, in primis alla specchiera inventariata in Palazzo Granducale di Livorno e realizzata da Lorenzo Dolci nel 1798. Ad un gruppo molto simile appartengono la specchiera conservata nella sala di Ulisse, della Galleria Palatina, Palazzo Pitti, dove ai piedi sono realizzate delle chimere molto simili alle nostre.
Agli ultimi vent’anni del XVIII sec. è pertanto da collocare anche la specchiera qui analizzata.

Bibliografia:

– Enrico Colle, Il mobile Rococò in Italia, ed. Electa 2003

– Enrico Colle, Il mobile neoclassico in Italia, ed. Electa 2005

– Simone Chiarugi, Botteghe di Mobilieri in toscana, ed. S.P.E.S. 1994

– Alvar Gonzalez-Palacios, Il tempio del gusto, ed. Longanesi 1986

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