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Pseudo Giampietrino B, Ratto di Europa

Pseudo Giampietrino B (attivo a Milano fra III e V/VI decennio del sec. XVI)
Ratto di Europa
Anni Trenta-Quaranta del XVI secolo
Olio su tavola di pioppo

Descrizione:

Nella tavola raffigurante l’episodio mitologico del ratto di Europa, il primo piano è occupato dai due protagonisti: Zeus con le sembianze di un toro, il collo e le corna ornati con collane di fiori, sulla cui groppa c’è Europa, la principessa della quale si era invaghito e che rapì. La fanciulla è nuda, una semplice stoffa rossa le drappeggia il corpo, mentre i lunghi capelli biondi sono raccolti sulla nuca. L’animale sta partendo al galoppo nelle acque del mare, allontanandosi dalla riva dove si trovano tre ancelle, che guardano attonite e in atteggiamento disperato. Sullo sfondo si intravvede la costa contraddistinta da diverse insenature, con piccoli paesi e barche attraccate.
Presente sigillo in ceralacca sul verso, recante l’aquila dell’Impero austriaco con al centro la sigla “F.I” contornata dall’iscrizione “I. R. [IMPERALE REGIA] ACCADEMIA DI MILANO * PER L’ESPORTAZIONE”.

Dimensioni: 74 x 99 cm

CODICE: ARARPI0180783

Analisi Storico Stilistica:

La tavola in esame è derivata da un modello disperso di Giovan Pietro Rizzoli detto Giampietrino (Milano 1480/85 – 1553), realizzato in una fase finale della sua carriera, caratterizzata da un leonardismo tardivo oramai contaminato da influenze raffaellesche, classiciste e manieriste. L’ambiente è quello della Milano al principio degli anni Quaranta del Cinquecento, quando i leonardeschi attivi devono confrontarsi con altri modelli di artisti forestieri, come Gaudenzio Ferrari e Giulio Romano, ma anche veneziani come Tiziano.
Allievo di Rizzoli fu lo Pseudo Giampietrino B, al quale può essere attribuita la tavola grazie al confronto con altri dipinti assegnabili alla stessa mano e transitati sul mercato antiquario come opera del maestro o di anonimo. Il Ratto di Europa costituisce il capolavoro nella carriera dell’artista, mostrando delle modalità derivate dal maestro Giampietrino, oltre che dal punto di vista stilistico, anche nell’approccio lavorativo, come l’impego delle dita per graduare i passaggi chiaroscurali, una “tecnica pittorica digitale” riconoscibile per le impronte riscontrabili sul film pittorico.

L’opera è accompagnata da perizia della Dottoressa Cristina Geddo.

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