Psiche impiallacciata in piuma di mogano, struttura in rovere, faggio e pioppo; è decorata con bronzi dorati. I montanti sono costituiti da colonne a sostenere la cimasa a timpano; i piedi a sciabola sono dotati di rotelle.
Dimensioni: 210 x 110,5 x 57 cm
CODICE: ANTSPE0000645
La prima conferma che l’ebanista che realizzò questo arredo si sia formato a Parigi è fornita dalle essenze impiegate e dalla loro lavorazione: per la struttura è infatti stato impiegato del rovere, legno assai compatto e durevole, frequentemente impiegato nella produzione translapina assieme al faggio, in questo caso affiancati al pioppo, più comune nella mobilia toscana. Dichiaratemente francese, inoltre, è la scelta del mogano per l’impiallacciatura. Essenza esotica della quale la Francia poteva disporre in gran quantità grazie al suo vasto impero coloniale, è invece più difficile da trovare in Italia e, almeno in questi anni, venne impiegata per lo più nella realizzazione dei mobili di maggior prestigio. L’alta qualità del nostro complemento si evince, inoltre, dalla modalità di lavorazione: i lastroni sono giuntati a 45° sugli spigoli, in modo che non vi sia alcuna sovrapposizione o segno di congiunzione, dando l’impressione che si tratti invece di mogano massello.
Certamente frutto di una manifattura sapiente, il nome che può essere avanzato per la nostra psiche è quello dei fratelli Youf, ed è databile verso la fine del secondo decennio del XIX secolo. Ebanisti francesi che dichiarano le loro origini nel gusto e nella struttura del mobile (non da ultime le rotelle poste sotto ai piedi e il metodo costruttivo con il quale sono realizzati i montanti), ma che si aprono a influenze italiane nell’uso di determinate essenze.
Studi recenti hanno oramai accertato come all’interno della produzione di quella che fino a poco tempo fa si pensava fosse un’unica figura, fossero invece attive almeno tre personalità, plausibilmente fratelli.
Tra le commesse principali alla bottega vi fu quella di Maria Luisa di Borbone, istituita duchessa di Lucca per volere del Congresso di Vienna, la quale promosse il rimodernamento di Palazzo Ducale sotto la direzione dell’architetto Lorenzo Nottolini. Se per il cantiere furono coinvolte numerose botteghe cittadine, molti degli arredi di maggior pregio furono richiesti agli Youf, coadiuvati per le parti bronzee dall’argentiere Andrea Valadier, appartenente alla celebre famiglia romana di artisti. A testimonianza vi è un pagamento della corte, datato a maggio del 1821, destinato a “Sebastiano Yeuf Ebanista per valuta di un mobile per l’orologio di S. M.” (ASF, CBL, 116).
Dagli inventari risultano diversi mobili per la Borbone, quali un tavolino, la scrivania e il letto personali e, non da ultimo, un “gran Segretaire di mogogon” (ML 1834, c. 91), firmato all’interno di uno dei cassetti “Jean Baptiste Youf”. Quest’ultimo presenta un ricco apparato decorativo bronzeo, per noi di grande interesse soprattutto per il particolare, di altissima qualità, sulla cimasa. Alla base della stessa è infatti raffigurato il Carro di Venere, soggetto riproposto in modo puntuale anche sul timpano che corona la nostra psiche.
Se apparentemente insidioso è attribuire un articolo di ebanisteria sulla base dei bronzi, raramente produzione esclusiva come si evince da questo esempio, la nostra psiche può essere ragionevolmente attribuita ai fratelli Youf, per i motivi costruttivi e stilistici sopra citati.
Simone Chiarugi, Botteghe di Mobilieri in Toscana, ed. S.P.E.S., 1994;
Alvar Gonzalez-Palacios, Il tempio del gusto, ed. Longanesi, 1986;
D. Ledoux-Lebard, Le mobilier Francais du XIX siecle, Parigi 1989;
Enrico Colle, Il mobile impero in Italia, ed. Electa, 2005.
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