Orologio Impero da appoggio

Orologio da appoggio L'amour faisant passer le temps Louis Simon Boizot (attribuibile a) e Basile-Charles Le Roy

Parigi, 1810 ca.

Descrizione:

L’orologio da mensola in bronzo dorato presenta un basamento, sostenuto da quattro piedi leonini alati: sulla fascia frontale, a bassorilievo bronzeo, sono rappresentate due conchiglie ai lati mentre nella parte centrale ci sono un tridente e un remo incrociati; la parte superiore è cesellata a bulino e raffigura i flutti marini, dai quali fuoriescono le teste di due animali mostruosi; sopra di essi è appoggiata una barca con due rostri a forma di cigno e all’interno della quale è alloggiato il plinto che ospita il quadrante dell’orologio, in bronzo dorato e cesellato.

Sull’imbarcazione trovano posto le figure del Tempo (detto anche Crono) e di Amore, rispettivamente rappresentati come un anziano barbuto e alato accompagnato da una clessidra, segno dell’incedere inesorabile del tempo, e di un putto con piccole ali che tiene nelle mani un remo, usato per condurre la barca; ai suoi piedi è poggiata un’ancora.

La parte bronzea denota una grande abilità di esecuzione, come dimostra la resa idealizzata ma allo stesso tempo naturalistica, risolta con un abile lavoro di cesello nella rappresentazione dei dettagli, quali il piumaggio delle ali e dei cigni, i capelli e la barba delle due figure. Grande attenzione è stata riservata anche alla resa scultorea delle anatomie, ben riuscita è soprattutto quella del Tempo.
La mostra dell’orologio con i numeri romani per le ore, reca la scritta in basso “Le Roy h.ger du Roi / A PARIS”.

Dimensioni: 47 × 58,5 x 17 cm

Analisi storico-stilistica:

Il disegno dell’orologio da appoggio è comunemente attribuito ad un modello del celebre scultore parigino Louis Simon Boizot; il tema raffigurato è tratto da Le voyage – Comédies, Proverbes et Chansons, di Joseph-Alexandre Ségur, a sua volta ispiratosi a un celebre proverbio italiano: “L’amore fa passare il tempo e il tempo fa passare l’amore”.

Il modello originario trovò un vasto apprezzamento dall’aristocrazia parigina degli inizi dell’Ottocento, come dimostrano i numerosi esemplari passati recentemente sul mercato internazionale, per i quali sono però riscontrabili delle piccole varianti. Quelli più simili all’orologio in esame sono quelli andati recentemente in asta (Artcurial, 15 Avril 2014, lot. 247; Sotheby’s, New York, 18 November 2011, lot. 69), entrambi pressoché identici con le sole eccezioni della falce nella mano sinistra di Crono in un paio di esemplari e il rostro a forma di cigno, sostituito nella versione passata a New York da un putto che suona una tromba. Il personaggio di Amore che sta remando presenta invece delle sostanziali differenze in altri due esemplari (Sotheby’s, Paris, 28 September 2016, lot. 425; Artcurial, 27 Avril 2018, lot. 231), dove è raffigurato in una posizione più dinamica, il remo rivolto verso la direzione opposta. L’esemplare che si discosta maggiormente dal nostro è quello di proprietà Antiques Delaval, sviluppato in modo speculare rispetto a quelli considerati e comunque di una qualità inferiore.

Una variante simile ma in ceramica a biscuit è conservato presso il Mobilier National à Paris.

Artcurial, 15 Avril 2014, lot. 247
Sotheby's, New York, 18 November 2011, lot. 69
Sotheby's, Paris, 28 September 2016
Artcurial, 27 Avril 2018, lot. 231
Proprietà Antiques Delaval

L’autore del meccanismo che si firma sulla mostra è Basile-Charles Le Roy (Parigi, 1765-1839), orologiaio a Parigi, che firma sia il nostro orologio che quello passato a Sotheby,s nel 2016, dove però si firma “H.re de Madame”, si tratta della Madame Mere ,Maria Letizia Ramolino, madre di Napoleone Bonaparte. Si tratta infatti di una delle botteghe più in voga fin dal XVIII se. ereditata dal padre Bazile Le Roy (1731-1804),e che, con l’arrivo del figlio Charles-Louis nel 1828 inizierà a firmarsi Le Roy et Fils.

Bibliografia:

– Pierre Khellberg, Encyclopédie de la pendule française du Moyen Age au XXe siècle, Paris, Editions de l’Amateur, 1997, p. 408, fig. A;

– Dupuy-Baylet, Marie-France, Pendules du Mobilier National 1800-1870, Dijon, Éditions Faton, 2006, pp. 49-50.

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