Natura Morta, Bartolomeo Arbotori, XVIII secolo

Bartolomeo Arbotori (Piacenza 1594 – 1676)
Natura morta
già collezione Zanardi Landi

Descrizione:

Olio su tela nel quale è raffigurata una natura morta, una dispensa con una tavola apparecchiata con un bacile di rame e diversi generi: selvaggina appesa, vassoi ricolmi di frutta e taglieri con pesci. Sulla sinistra della scena una scimmia guarda verso l’osservatore, mentre sta addentando un frutto trattenuto con le zampe anteriori; nella parte superiore una finestra con una grata, alla quale si affaccia un pappagallo variopinto.

 

Dimensioni: 124 x 154 cm


CODICE: ARARPI0143673

Analisi storico-stilistica:

Già noto alla critica, il dipinto è concordemente indicato come opera certa dell’Arbotori, già della collezione Zanardi Landi di Piacenza.
Il primo a individuarne la paternità, dopo quella iniziale a Felice Boselli, è stato Arisi in Arte e Pietà, attribuzione che ha trovato in accordo gli studiosi. Lanfranco Ravelli (1998) indica la rappresentazione non come una semplice natura morta, ma come un’allegoria del gusto, lettura a suo avviso suggerita dal tema della scimmia che è dipinta nell’atto di gustare un frutto. Alberto Crispo (2000) sottolinea il carattere fiammingo della composizione, con elementi tipici quali la scimmietta, il pappagallo e le suppellettili metalliche.

Seppur tali elementi siano presentati con termini maggiormente dialettali, sono possibili stingenti confronti con due tele che presentano simili caratteristiche, firmate e conservate presso la Galleria Nazionale di Parma.

Il pittore piacentino, la cui grafia del cognome è varia, si specializzò nella realizzazione di nature morte, diventando un autore ampiamente apprezzato e richiesto in ambito locale, come testimoniano gli inventari delle collezioni delle famiglie facoltose della zona, nei quali le sue opere sono presenti in gran numero. Presumibilmente i dipinti dovevano essere contestualizzati come complementi architettonici e illusivi, quali sovrapporte o pannelli parietali. Questa funzione si traduce in prospettive con il punto di vista ribassato e la sensazione di un equilibrio precario, ricerca tesa proprio alla resa illusoria.

Bibliografia:

– F. Arisi, Felice Boselli pittore di nature morte, Piacenza, 1973, p. 140, n. 51, fig. 73;

– Arte e pietà. I patrimoni culturali delle opere pie nella provincia di Piacenza, catalogo della mostra (Piacenza), Bologna, 1981, pp. 49-51;

– Naturaliter. Nuovi contributi alla natura morta in Italia settentrionale e Toscana tra XVII e XVIII secolo, a cura di Gianluca e Ulisse Bocchi, Galleria d’Orlane, Casalmaggiore, 1998, p. 248, fig. 308;

– L. Ravelli, Bartolomeo Arbotoni, Piacenza 1594-1676, s.l., 2000, pp. 40-41, tav. 16;

– La natura morta in Emilia Romagna. Pittori, centri di produzione e collezionismo fra XVII e XVIII secolo, a cura di Daniele Benai e Lucia Peruzzi, Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Skira, Milano, 2000, p. 164, fig. 158.

 

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