La Lombardia è oggi patria indiscussa dell’arredamento grazie alle aziende di ebanisteria, soprattutto della Brianza, che si sono sviluppate nel ‘900, ed allo slancio che hanno dato a queste aziende i designer che tutto il mondo ci invidia. Il Salone del Mobile è un evento internazionale che attira milioni di visitatori a Milano tutti gli anni.
Da dove parte questa tradizione?
Siamo in epoca napoleonica, tra la fine del ‘700 e gli inizi dell’800. In tutto il mondo le arti decorative si adeguano al gusto del nuovo regime, lo stile Impero. I mobili sono in mogano, semplici architetture con colonne portanti e vasti campi liberi dove collocare qualche bronzo dorato sui pezzi più pregiati; è così dalla penisola iberica alla Russia. A Milano però c’è una bottega che ha affascinato coi suoi intarsi pittorici, virtuosismi realizzati con legni di diverse essenze e colori al punto da far tendenza, come diremmo oggi. E’ la bottega di Giuseppe Maggiolini. Ebanista di fama internazionale a cui sono state dedicate alcune mostre tra cui quella da noi organizzata nel 2015 proprio in occasione del Salone del Mobile. La fama di Maggiolini è tale che in epoca napoleonica egli continua a produrre i mobili intarsiandoli coi motivi a lui cari, unico esempio nel mondo. La richiesta di questi arredi è tra l’altro così diffusa che diverse botteghe di suoi allievi o seguaci sviluppano queste produzioni, dando inizio ad una tradizione di ebanisteria che ha posto le radici allo sviluppo attuale.
Ecco che quindi presenteremo in un piccolo percorso espositivo una serie di opere, comò, secretaire, scrittoi e quadri ad intarsio, di quel periodo napoleonico. Arredi di Giuseppe Maggiolini ma anche di diversi ebanisti meno noti. Con questa mostra vogliamo iniziare a far conoscere meglio queste produzioni, spesso confuse con Maggiolini e così dare dignità alla storia di questi ebanisti.
Uno studio che ha messo in luce tanti nuovi particolari e scoperte. La più curiosa, quella di un ebanista, Luigi Mascaroni, davvero poco noto, di cui abbiamo svelato un pannello che è collocato in uno dei luoghi più suggestivi dell’arte bergamasca.
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