Giuseppe Speluzzi
Giuseppe Speluzzi (1827-1890) fu tra i protagonisti della Milano nella seconda metà del XIX secolo, quando la produzione artistica e la cultura in generale, furono fortemente influenzate dai grandi cambiamenti di quegli anni, non da ultimi i moti insurrezionali del ’48.
La rivoluzione industriale aveva portato a un ammodernamento delle tecniche di produzione attraverso nuovi macchinari, e si sentiva oramai la necessità di presentare queste innovazioni al pubblico, permettendo così agli artigiani di aggiornarsi. A tal proposito furono indette le grandi Esposizioni Universali di Londra (1851 e 1862) e Parigi (1855, 1867, 1878),
dove furono presentati prodotti in grado di coniugare l’estetica con le moderne esigenze di comfort. (si veda l’articolo Le esposizioni universali ).
Dal punto di vista stilistico, le forme e le decorazioni tipiche del Tardo Impero furono sostituite da un revival spesso eclettico. Le abitazioni della borghesia furono arredate e decorate con la ripresa di modelli medievali, rinascimentali e rococò. Ancora una volta fu Parigi a caratterizzarsi come modello di riferimento, soprattutto nella minuzia delle rifiniture metalliche e gli intarsi di materiali preziosi, che da qui si diffusero in tutta Europa.
In Italia, Milano fu una delle prime città a recepire questo cambiamento. In una recensione all’Esposizione Bresciana del 1857 Zanardelli afferma: “Milano nei mobili di lusso può forse gareggiare per solidità, precisione, eleganza e varietà con la stessa Parigi e dalle officine degli Speluzzi, dei Colombo, dei Fontana escono lavori che non son certo inferiori all’opere di più squisita fattura del secolo decimosesto”.
Proprio Giuseppe Speluzzi fu annoverato tra i più importanti artisti, la cui produzione di mobili può essere addirittura paragonata a quella parigina per la qualità esecutiva, mentre i modelli di ispirazione sono spesso rinascimentali.
Speluzzi si specializzò nell’intaglio, negli intarsi in ottone e tartaruga “alla Boulle”, nelle applicazioni in metalli preziosi e bronzi dorati.
Il nostro iniziò la sua carriera presso il laboratorio del padre Bernardino, aperto proprio a Milano nel 1837, dando prova fin da subito di essere un abile intagliatore e distinguendosi nella produzione di mobili intarsiati nello stile di un altro grande artista: Giuseppe Maggiolini. Speluzzi si dimostrò però in grado di adeguarsi al cambiamento del gusto, aggiornandosi sulle novità nord europee e parigine in particolar modo.
Giuseppe Speluzzi fin da subito rimarcò la propria appartenenza a Milano, come dimostra il marchio della sua bottega che al centro riporta lo scudo simbolo della città, impiegato per contrassegnare la propria produzione. Il forte legame e la stima che Speluzzi aveva nei confronti del Comune doveva certamente essere reciproco se nel 1868 la città stessa affidò all’artista la realizzazione di un prezioso stipo da donarsi alla regina Margherita di Savoia, in occasione delle sue nozze.
Egli fu inoltre particolarmente richiesto presso le famiglie della nobiltà e della borghesia cittadina. Per far fronte al discreto numero di queste esigenti commissioni, Speluzzi si avvaleva di un cospicuo numero di artigiani d’eccellenza: stipettai, ebanisti, bronzisti, intagliatori, doratori.
Tra le commissioni più celebri vi è certamente quella per Gian Giacomo Poldi Pezzoli. Il collezionista di nobile famiglia stava compiendo il suo progetto di arredare in stile il proprio palazzo, impresa per la quale chiamò tra i principali artisti e artigiani milanesi (Vai ad approfondimento su Poldi Pezzoli).
Giuseppe Speluzzi fu infatti attivo a partire dal 1856 in qualità di intagliatore e bronzista per le decorazioni dell’ambiente in stile Neoromanico e successivamente nella progettazione si arredi per altre sale. Quello certamente degno di nota è il tavolo il cui piano in commessa di pietra dura dimostra infatti dei contatti con l’ambiente artistico fiorentino, leader in questa tipologia di produzione.
A conferma della stima che veniva riservata a questo ebanista poco noto ai più, è passata sul mercato antiquario la scrivania che il re Umberto I e la regina Margherita di Savoia commissionarono per arredare la Villa Reale di Monza, probabilmente proprio al nostro Speluzzi, il quale realizzò, sempre per la Real Casa, uno scrittoio con i bronzi del tutto simili e oggi conservato presso le collezioni del Quirinale. Un artigiano dunque molto attivo e richiesto, tanto da ricevere commissioni dalla stessa famiglia reale.