Poldi Pezzoli

Tra i più importanti musei milanesi, il Museo Poldi Pezzoli nacque dall'attività collezionistica di uno dei più celebri nobiluomini milanesi dell'Ottocento.

Gian Giacomo Poldi Pezzoli era infatti nipote, da parte di madre, del principe Gian Giacomo Trivulzio, esponente di una delle più note famiglie e pienamente aderente alla cultura neoclassica e illuminista della Milano di quegli anni. Certamente il nostro ereditò l’amore per il collezionismo dal nonno, il quale vantava un’ingente raccolta di libri e manoscritti (oggi nucleo fondante della biblioteca Trivulziana), nonché oggetti preziosi e rarità sull’esempio delle più prestigiose Wunderkammer.

Fin da 24 anni, cioè da quando secondo la legge austriaca sopraggiungeva la maggiore età, Gian Giacomo Poldi Pezzoli iniziò a collezionare armi e armature antiche, su consiglio del suo armatore di fiducia Carlo Maria Colombo. Questa collezione fu collocata in un locale del palazzo Poldi, appositamente adibito a luogo espositivo. La Sala d’armi venne allestita tra il 1846 e il 1851 in pieno gusto Neogotico, grazie all’opera di Filippo Peroni, nient’altro che scenografo del Teatro alla Scala.

Durante le Cinque giornate del 1848 l’armeria fu saccheggiata, probabilmente da parte degli austriaci in segno di rappresaglia nei confronti del giovane Poldi Pezzoli, attivo nei moti insurrezionali. A seguito dell’ordine ristabilito a Milano da parte del maresciallo Radetsky, Gian Giacomo fu infatti costretto all’esilio. Questo allontanamento fu però saggiamente usato per visitare alcune delle principali città, quali Parigi e Londra, dove certamente entrò in contatto con gli ambienti più colti e illuminati. Riuscì a rientrare a Milano dietro pagamento di un’ingente multa. Negli anni successivi proseguì nell’ampliamento delle proprie collezioni, arricchendole con importantissimi capolavori. Proseguì anche l’allestimento del palazzo di famiglia, in pieno gusto revival tanto caro all’Ottocento. Per i diversi ambienti della sua abitazione, Gian Giacomo Poldi Pezzoli scelse infatti diversi stili, tutti emblematici della cultura italiana del passato, seppur di epoche differenti, quali modelli ai quali riguardare nell’ottica della nuova unità italiana.

La camera da letto fu realizzata in stile Neobarocco, lo Studiolo dantesco in stile Neoromanico e Neomoresco e la Sala Nera in stile Neorinascimentale. Per la realizzazione degli ambienti vennero chiamati tra i più importanti e noti artisti della Milano di quegli anni, tra i quali Giuseppe Bertini, Luigi Scrosati e, certamente non da ultimo, Giuseppe Speluzzi. Indiscusso protagonista, Bertini fu colui che maggiormente riuscì a influenzare e guidare il gusto di Gian Giacomo Poldi Pezzoli. Vero e proprio promotore di un progetto iconografico e di arredo ben preciso, Bertini godeva di questa posizione anche grazie agli incarichi prima di docente e poi di direttore presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. La fiducia che Gian Giacomo riponeva nel suo consigliere artistico e amico fu tale che, per espresso volere testamentario, divenne primo direttore del museo, dopo la morte del committente, rispettandone fedelmente l’allestimento.

Giuseppe Bertini si occupò in particolar modo di realizzare le celebri vetrate dello Studiolo, e di progettare gli altri ambienti.

Lo Studiolo, tra i primi locali a essere realizzati, costituì anche una prova del sodalizio tra i tre artisti, che collaborarono anche per gli anni a venire. Se Bertini e Scrosati già si conoscevano in precedenza, in quanto membri della Società degli Artisti (dove probabilmente li conobbe lo stesso Poldi Pezzoli, anch’egli membro dal 1848), Giuseppe Speluzzi fu coinvolto in qualità di bronzista e intagliatore a partire dal 1856 per la decorazione della piccola sala in stile Neoromanico. Certamente apprezzato da Bertini per la sua adesione agli ideali stilistici e al gusto del considerevole progetto, ma anche per l’abilità esecutiva, l’artista rimase al servizio di Gian Giacomo Poldi Pezzoli per diversi anni. Realizzati da lui, sempre su disegno del Bertini, sono infatti alcuni arredi conservati presso la Sala Nera.

Sempre alla raffinata e attenta mano dello Speluzzi si devono le mensole, le consolle e le sedie in stile rocaille che sono conservate nella cosidetta Sala degli Stucchi (in origine denominata Sala Gialla).

La capacità di realizzare oggetti in stili differenti denota ulteriormente la grande conoscenza tecnica e la capacità di lavorare i materiali in modo da rendere effetti stilistici differenti, dalla decorazione più o meno elaborata a seconda dell’occorrenza.

Ma il contributo dello Speluzzi alla casa-museo non può essere ristretto solo alla sua attività di artista: egli fu figura fondamentale anche in quanto restauratore e mediatore nell’acquisto di opere d’arte per le collezioni del nobiluomo milanese.

Il 6 aprile 1879 moriva Gian Giacomo Poldi Pezzoli, che già con il testamento redatto nel 1871 aveva predisposto la nascita della Fondazione Poldi Pezzoli. Questa doveva non solo impedire la dispersione del patrimonio ma occuparsi anche della fruizione dello stesso da parte del pubblico, presso la stessa abitazione che tanto attentamente aveva progettato. A dimostrazione della concezione illuminata che aveva Poldi Pezzoli, lo stesso stabiliva che il neonato museo (che aprì effettivamente nel 1881) dovesse sottostare alle medesime norme previste per la Pinacoteca di Brera, considerata come esempio virtuoso al quale guardare come modello.

Fortemente danneggiato dai bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale, il Museo Poldi Pezzoli fu semi distrutto dalle bombe incendiare. Il piano nobile del palazzo bruciò completamente, insieme agli allestimenti ottocenteschi così attentamente progettati dalla collaborazione tra Poldi Pezzoli e Bertini. Fortunatamente, però, tutte le opere d’arte e gli arredi mobili furono messi in salvo e anzi contribuirono alla spinta che portò alla ricostruzione del museo e ai nuovi allestimenti, anche in virtù del continuo incremento delle raccolte, che fanno del museo uno dei più dinamici e rilevanti istituti culturali cittadini.

Di seguito il link al sito del Museo: https://museopoldipezzoli.it/

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Valentina Simone

Storica dell'Arte, si è specializzata in Beni Storico Artistici con una tesi sul fondo dei disegni dei fratelli Campi, conservati presso il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi.

Attiva in passato con diversi tirocini in istituti museali e istituzioni culturali, si è occupata di inventariazione, catalogazione, conservazione e divulgazione, nonché didattica dei beni culturali.

Dal 2019 è presente presso l'azienda Di Mano in Mano, con attività di ricerca, studio e redazione di articoli di approfondimento.