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Maddalena penitente, Giuseppe Maria Crespi ambito di, 1750 ca.

Giuseppe Maria Crespi (Bologna 1665-1747) ambito di

Descrizione:

Dipinto realizzato ad olio su tela. La figura della Maddalena è qui rappresentata, come da tradizione, con lunghi capelli rossi; con gesto di dolorosa dedizione fissa lo sguardo sul crocefisso, che tiene con la mano sinistra premuta contro il braccio destro, questo a sua volta ripiegato in segno di raccolta penitenza.

Tutto il corpo è reso con una splendida torsione contrapposta, che ha l’effetto di far avvertire allo spettatore la tensione del momento vissuto dalla santa. Alla sua sinistra è visibile il teschio, suo attributo tradizionale, e sullo sfondo s’intuisce la sagoma della grotta in cui è collocata.

La parte del corpo emerge, grazie all’intensa luminosità delle braccia, collegata alle sfumature rosso ocra dei capelli e del volto, accentuando anche così il carattere erotico della scena, ricordando la pittura esuberante di Rubens, che grande influenza ebbe sull’opera di Crespi.

Quest’accattivante e piacevolissima figura della Maddalena segue la tendenza ampiamente diffusa nel ‘600 e ‘700 di raffigurare i santi con un sottofondo di umana sensualità, rivelando la preferenza dei committenti per temi sacri intrisi di elementi profani.

Dimensioni: 96 x 75 cm

CODICE: ARARPI0178558

Analisi storico-critica:

Il presente dipinto, databile a metà del ‘700 circa, è derivato dalle versioni originali di Crespi, attivissimo pittore di origini bolognesi, del quale sono note almeno due versioni.
La prima, conservata alla pinacoteca di Bologna, già proveniente dalla collezione fiorentina Loeser, poi acquisita da privato inglese, fu acquistata dalla pinacoteca nel 1996.

La seconda, più vicina alla nostra nel disegno dei particolari, faceva parte della collezione di Angelo Cecconi a Firenze, poi acquisita nel 1947 nella collezione Briganti, passata poi in raccolta privata a Como, fu messa in asta a Dorotheum nel 2018.
Giuseppe Maria Crespi, detto Lo Spagnuolo, fu artista infaticabile e prolifico, totalmente dedito alla sua attività pittorica; sono sicuramente sue autografe almeno 300 opere, già documentate anni fa da Mira Merriman.

Un primo racconto dettagliato della sua vita ci è lasciato dall’abate Giampietro Zanotti nella sua “Storia dell’Accademia Clementina” stampata a Bologna nel 1739, e poi altre notizie ci vengono dagli scritti del figlio Luigi, anch’esso pittore.
Dai loro racconti emerge come Crespi si circondò di un notevole numero di giovani pittori, che ebbe a bottega, assieme ai suoi tre figli pittori, Luigi, Ferdinando e Antonio Liborio.

A tutti, forte della sua esperienza, non smetteva di raccomandare l’esercizio della copia “ecco il perché esortasse egli di continuo i suoi scolari ad imbeversi delle maniere dei grandi uomini, per averle poi presenti alla fantasia, allorché operassero: ecco finalmente, il come formasse egli alla sua maniera”.
Se nel presente dipinto non ci sono elementi per intravvedere interventi diretti del maestro, la sua alta qualità pittorica, unita ad alcuni particolari di resa luministica, e alle misure identiche alle due versioni originali di Crespi, ci possono fare ipotizzare che si tratti di una copia eseguita proprio nel suo ambito, da qualcuno dei suoi allievi o figli.

Antiquariato, Arte e Design

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