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Canterano dipinto

Bergamo, fine del XVII secolo

Descrizione:

Cassettone formato da tre cassetti di cui il primo finto presenta il fronte apribile che grazie all’apertura del mezzo piano dà accesso a uno scarabattolo composto da sei cassettini. La superficie dei cassetti, così come le due grandi riserve rettangolari dei fianchi e i montanti del fronte, è rivestita in carta pecora dipinta.

La pittura imita motivi a intarsio simulando filettature e riserve, sul fronte dei cassetti è dipinto un decoro a volute barocche, con lambrecchini, pendenti e riserve a cui si intrecciano fragole di campo con frutti e fiori; sui cassettini interni da una riserva mistilinea partono volute con due fiori di fragole; i fianchi, oltre alle tipiche riserve, hanno delle rose dipinte.

Il canterano è costruito in noce per le parti esterne con le modanature ebanizzate, mentre l’interno è realizzato in legno di pioppo e abete. Originali sono le bocchette e i pomoli come le serrature e le maniglie in ferro battuto. Sul fronte i sostegni sono a doppia mensola intagliati ed ebanizzati.

Dimensioni: 107,5 x 156 x 66 cm

Analisi storico-stilistica:

La qualità delle produzioni di arredi intarsiati in area bergamasca nel corso del XVII secolo è nota ai collezionisti e agli studi, che vedono nei fratelli Caniana e Rovelli solo gli esponenti più noti fra le botteghe del tempo. Esiste una produzione meno nota e più rara da trovare di arredi dipinti con lo stesso gusto di quelli realizzati ad intarsio in quegli anni. Sono mobili che appartengono alla stessa epoca e modalità costruttiva e decorativa, ma invece di essere intarsiati sono dipinti, talvolta a imitare un decoro di fiori e nastri come in questo caso, altre volte a questa decorazione si accompagnano delle riserve con paesaggi dipinti.

Vi sono degli esempi pubblicati da Clelia Alberici, un cassettone con i cassetti dipinti a paesaggi ha i piedi a mensola decorati similmente a quello qui descritto, mentre un altro canterano che fu di proprietà dell’Antichità Luigi Ongaro, presenta gli stessi piedi dell’altro, ma per il resto è molto simile a quello in esame. Anche in questo caso il primo cassetto è abbattibile e all’interno ci sono i cassettini dipinti, stessi pomoli centrali e volute con fiori e fragole di bosco.

La realizzazione dei tre sembra essere della stessa mano. Al Castello Sforzesco sono conservate della stessa produzione una coppia di angoliere e un cassettone. Tra quelli noti agli studi questo sembra essere il meglio conservato e, escludendo quello dipinto a paesaggi, il più ricco per la presenza del decoro anche sui montanti e nei fianchi. Sull’epoca l’intreccio delle volute ù di un gusto barocco pieno e pone la datazione dell’arredo alla fine del XVII secolo o al più tardi agli inizi del successivo.

Bibliografia di riferimento:

– Clelia Alberici, Il mobile lombardo, ed. Gorlich 1969;

– Enrico Colle, Museo d’Arti Applicate, ed. Electa 1996.

Antiquariato, Arte e Design

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