Come emerge da una ricerca di Artprice.com ripresa da Il Sole 24 ore, l’arte ha dimostrato di reagire alla crisi in maniera nettamente migliore rispetto al mercato immobiliare, e anche il confronto con il trend dell’oro prova un allineamento con questo negli ultimi quattro anni.
E’ quanto emerge dai report annuali su arte e finanza, firmati dalla divisione Arte & Finance di Deloitte.
In quelli del 2017 e 2018 è stato infatti registrato un numero sempre maggiore di stakeholder (portatori d’interesse, n.d.r), come appassionati e collezionisti, operatori e semplici investitori.
Il rapporto evidenzia come il 2017 sia stato un anno di considerevole ripresa del mercato dell’arte, anche grazie alla continua espansione del canale online.
Il web infatti garantisce agli investitori una maggiore disponibilità delle informazioni e accessibilità ai prodotti, e consente dunque una più ampia possibilità di scelta e di diversificazione.
Gli analisti di Artprice, celebre banca dati d’asta, sulla base di 3900 lotti, hanno infatti valutato una redditività dell’investimento media del +88%, per il possesso medio di 11 anni. Dunque una progressione annua del +5,9% (Analisi proposta da Il Sole 24 ore, disponibili qui).
Anche gli operatori del settore della gestione dei patrimoni hanno colto le enormi possibilità derivanti dagli investimenti nel mondo dell’antiquariato e dell’arte.
Negli ultimi tempi cresce infatti l’interesse nell’offrire servizi specifici dedicati all’arte ai propri clienti.
Secondo il già citato rapporto Deloitte del 2018, gli investimenti in arte e oggetti da collezione da parte di coloro in possesso di un alto patrimonio netto, sono stimati attorno ai 1600 miliardi di dollari nel 2016, con una previsione di 2700 miliardi entro il 2026.
Gli acquirenti che dispongono di un alto capitale non sono però gli unici investitori, il mercato dell’arte è infatti accessibile anche ai piccoli e medi acquirenti: Nicola Maggi, giornalista e storico della critica d’arte, stima infatti che l’80% circa delle transazioni d’arte avvenga sotto i 5000 euro, e spesso addirittura sotto i 3000 (qui l’approfondimento).
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