- Maestro dello stipo del MET, Napoli, 1615 ca.
Stipo costruito con l’anta frontale che si apre a calatoia a uso di scrittoio, contente una cassettiera composta da dieci cassetti, disposti attorno ad un piccolo vano centrale celato da una portina. Impiallacciato in ebano rosso di cui vengono usate anche le parti chiare per creare un insolito e particolare effetto decorativo e intarsiato in avorio.
All’interno le catene e i pilastri sono rivestiti di una decorazione minuta in avorio, mentre il fronte dei cassetti è intarsiato con racemi abitati da uccelli. Sulla portina centrale trova posto l’allegoria della Sapienza divina, derivata dall’Iconologia di Cesare Ripa, incorniciata da piccole riserve e fitti girali. L’interno dell’anta è intarsiato con semplici riserve a girali. L’esterno dell’anta è decorato, al centro, con tarsie eburnee rappresentanti una scena mitologica di fantasia, incorniciata da riserve angolari decorate da racemi. Nella scena centrale una figura femminile nuda cavalca un mostro marino, emerso da un mare da cui sbucano anche pesci dalle bocche spalancate e due figure maschili a mezzo busto: una crestata che brandisce una grande conchiglia e una cornuta. In un cielo con una fila di piccole nuvole arrotondate, volano un drago, vari uccelli e una sorta di zanzara gigante. Sulla destra sorge una città turrita a strapiombo sul mare. La costruzione del mobile è in abete, le maniglie di bronzo e gli angolari e le maniglie interne in bronzo bianco.
Dimensione: Cm. 33,5x51x32
CODICE: ANMOAL0166117
Giuseppe Beretti ha redatto uno studio piuttosto articolato di quest’arredo di cui esiste il gemello al MET. Da questa coincidenza nasce il nome di circostanza dato all’ebanista che ha realizzato questi stipi, di cui se ne conosce un terzo conservato al V&A museum, con soggetto iconografico differente. Salvo alcune modifiche intervenute nel corso del XIX secolo, lo stipo del MET è evidentemente gemello di questo qui presentato, ha, infatti, un’identica decorazione e cambiano sostanzialmente i temi delle riserve principali. Nella riserva dell’anta centrale è raffigurata una scena simile a quella del nostro con le stesse figure, il drago volante e la giovane donna qui posta su terraferma ove è raffigurata un’altra città turrita a strapiombo sul mare. Ignoto il significato di queste scene che sembrano unire, come dice Giuseppe Beretti, la mitologia a immagini esotiche che tanto successo e diffusione ebbero soprattutto nel corso del Seicento. All’interno sull’anta è raffigurata la Fortezza, sempre secondo la versione dell’Iconologia di Cesare Ripa, tratta dall’edizione del 1613 stampata a Siena e arricchita di circa duecento tavole. E’ questa la prima versione in cui la fortezza è raffigurata con lo scudo appoggiato a terra e non tenuto al braccio, ed è quindi indicativo degli anni di produzione di questi due arredi. Gli ultimi studi di archivio condotti da Giuseppe Beretti hanno dato luce ad alcuni documenti del 1621 che sono la bozza di uno statuto dei maestri ebanisti presenti a Napoli; ne sono elencati trentasette, tra questi undici forestieri, probabilmente cattolici provenienti dalle fiandre e dalla Germania dopo la riforma protestante. Tra questi potrebbe celarsi il nome del nostro ebanista. L’oggetto è accompagnato da certificato CITES.
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