Una coppia di inginocchiatoi passati nelle collezioni FineArt by Di Mano in Mano offre un quadro più completo della produzione di una bottega bergamasca, attiva nella prima metà del XVIII secolo.

Già noti sono un gruppo di mobili per i quali Enrico Colle ha avanzato la proposta che si trattino di arredi licenziati dalla medesima bottega. Nel volume dedicato alle collezioni del Museo di Arti Applicate del Castello Sforzesco di Milano, presenta infatti un cassettone e una coppia di angoliere riconducibili chiaramente alla medesima produzione. Il cassettone fu in realtà, con tutta probabilità, ricomposto nel XIX secolo, impiegando delle parti di un più antico mobile settecentesco.

In particolare, le riserve al centro di ciascun cassetto propongono dei pannelli lignei dipinti con paesaggi, caratteristica peculiare della bottega in analisi.

È infatti proprio questa modalità decorativa la caratteristica stilistica che contraddistingue la produzione della bottega e che consente di avvicinare tra loro gli arredi in esame. Si tratta, in tutti i casi, di paesaggi naturali, boschivi e acquatici (lacustri o forse fluviali), nei quali vi sono piccoli centri abitati, con campanili e torri che svettano in altezza. Si tratta di un tema adottato nell’area tedesca dagli intarsiatori per ornare le superfici dei mobili, e riproposto in pittura dagli artigiani bergamaschi e delle vicine valli alpine.

Coppia di Inginocchiatoi

Proprio questi motivi sono alla base dell’avvicinamento a tale produzione anche della coppia di angoliere, che sull’anta del fronte presentano formelle sagomate dipinte con paesaggi riproposti anche sul coronamento a gradini, quest’ultimo probabilmente, come già evidenziato da Colle, frutto di un rifacimento operato dai fratelli Mora, famosi mobilieri e dalla cui collezione provengono le due angoliere.

Spetta sempre a Colle il merito di aver ricondotto alla stessa bottega anche alcuni mobili pubblicati da Clelia Alberici che, nel suo volume sul mobile lombardo, pur indicandoli come arredi di produzione bergamasca, non li identifica come opere licenziate da un’unica bottega. Il canterano qui proposto presenta infatti sul fronte quattro cassetti, anch’essi dipinti con i già ben noti paesaggi.

Confronti puntuali con la nostra coppia di inginocchiatoi, sono invece possibili per un terzo esemplare, sempre pubblicato da Alberici. Lievi differenze sono riscontrabili nei piedi e nella mancanza del lambrecchino intagliato che orna la fascia posta sotto il pianetto superiore.

Del tutto simili, oltre ai consueti paesaggi, la struttura e, in particolare, i montanti sagomati e intagliati che sorreggono il pannello di fondo e il poggia braccia.

Interessante anche la tecnica impiegata per le parti pittoriche, realizzate “all’acquetta”, tecnica molto simile all’acquarello che facilita la penetrazione del colore nell’essenza sottostante. Questa modalità consente anche una certa precisione nelle zone di disegno e una resa brillante, ma allo stesso tempo velata delle zone più ampie, come il cielo o le acque, lasciando emergere la colorazione terrosa del legno.

Il catalogo della bottega può, a nostro avviso, essere ulteriormente ampliato. Alcuni particolari dei mobili già presentati dimostrano infatti come la bottega licenziasse anche un’altra tipologia di ornato, potendo dunque ipotizzare un lavoro a quattro mani di due diversi decoratori. Avremmo così un vero e proprio pittore, autore dei paesaggi, e uno che invece si specializza in una decorazione desunta dall’intarsio a volute fitomorfe.

Canterano dipinto

Questa ipotesi è supportata dal fatto che alcuni degli arredi presentano entrambe le tipologie decorative e i confronti possibili tra loro. In particolare, il cassettone con i paesaggi pubblicato da Alberici presenta i piedi a mensola anteriori sagomati e dipinti con motivi fogliacei e floreali, del tutto identici a quelli di un altro cassettone pubblicato nello stesso volume e già proprietà Luigi Ongaro Antichità. Questo esemplare, invece di essere dipinto con i noti paesaggi, presenta sul fronte una decorazione a fiori e fragole che vuole imitare la tarsia. Questa tipologia decorativa, del resto, si ritrova anche nella coppia di angoliere già prese in esame.

Qui, rispettivamente sui montanti all’interno di formelle sagomate e nelle riserve laterali dei cassetti, si ritrovano le stesse decorazioni fitomorfe dipinte su fondo scuro. Sembra pertanto plausibile attribuire alla stessa bottega anche un altro cassettone, già nelle collezioni FineArt by Di Mano in Mano, caratterizzato dalla stessa decorazione dipinta. La pittura imita anche qui motivi a intarsio simulando filettature e riserve; sul fronte dei cassetti è dipinto un decoro a volute barocche, con lambrecchini, pendenti e riserve ai quali si intrecciano fragole, con frutti e fiori.

Sui cassettini interni allo scarabattolo, da una riserva mistilinea partono volute con due fiori di fragola; i fianchi, oltre alle tipiche riserve, presentano delle rose dipinte. Anche la struttura trova riscontro con il cassettone già Ongaro, con tre cassetti sul fronte, sormontati da un quarto con fronte apribile, in modo da consentire l’accesso allo scarabattolo con i cassettini.

Per questi mobili è pertanto possibile avanzare l’ipotesi, con un buon margine di certezza, che si tratti di una produzione licenziata dalla medesima bottega, specializzatasi nella realizzazione di arredi caratterizzati proprio dalla realizzazione di mobili dipinti. Già ben noti agli studi sono altre importanti botteghe bergamasche attive sempre in questi anni, tra le quali quelle più conosciute sono quella dei Rovelli e quella dei Caniana, esse sono però dedite all’intarsio. Acclarata è l’alta qualità degli arredi di quest’area geografica, ma fino ad ora meno nota e studiata, forse anche in virtù della sua rarità, è proprio questa produzione caratterizzata dalla riproposizione pittorica di quelli che erano i motivi solitamente intarsiati alternati a paesaggi.

Questi studi sperano dunque di contribuire alla riscoperta e all’aggiunta di informazioni al catalogo di questa prolifica bottega bergamasca.