La bellezza del marmo tra antico e design

Dal 15 al 24 settembre si è tenuto Lake Como Design Festival, importante evento dedicato al design e che vede come sedi espositive diverse e rinomate location della città, in grado di catalizzare un vasto pubblico internazionale.

L’occasione eccezionale è il bimillenario della nascita di Plinio il Vecchio. Nativo proprio della cittadina lariana, la sua unica opera pervenutaci integralmente è la Naturalis Historia, trattato enciclopedico che propone quelle che erano le conoscenze dell’epoca su diverse tematiche naturalistiche. Suddiviso in 37 volumi, affronta tematiche quali: astronomia, geografia, antropologia, zoologia, botanica, materiali, medicina, metallurgia, mineralogia e arte.

Temi centrale del festival sono in particolare i passaggi e le interpretazioni dedicate al mondo animale e vegetale, nonché ai minerali, offrendo agli artisti ed espositori numerosi spunti per presentare il loro lavoro.

Il Festival si è svolto in un’operazione culturale voluta da Wonderlake Como, associazione che mira anche alla riscoperta di spazi sconosciuti al grande pubblico o difficilmente accessibili.

Infatti proprio in quest’ottica è stata riaperta, dopo cinque anni, la chiesa di San Pietro in Atrio, un tempo afferente la vicina chiesa di San Fedele. In questo spazio espositivo, gli affreschi delle pareti dialogano con le opere di artisti nazionali e internazionali, legati dalla sperimentazione nella manifattura vegetale, alla produzione tessile con fibre naturali, spesso riscoprendo antiche tecniche produttive. In una location già di per se’ affascinante, è stato creato un allestimento suggestivo, evidenziato da un sapiente gioco di luci che pone in continuo dialogo le opere proposte con l’ambiente che le ospita, delle vere Stories of Fabrics.

Sede centrale nel concept del Festival e nel cuore della città è la mostra collettiva che trova spazio nei locali del Broletto.

The Other Animals, questo il nome dell’esposizione che, partendo da opere scultoree, grafiche e di artigianato, propone la rappresentazione di un vero e proprio bestiario basato sul censimento zoologico di Plinio.

“Ora passerò a parlare degli altri animali”

Così recita un passaggio della Naturalis Historia che apre la sezione dedicata alla trattazione degli esseri umani e che sottolinea lo stretto legame tra l’uomo e la natura. In questa mostra gli animali sono riletti attraverso l’occhio umano e rivisitati passando attraverso l’atto creativo. Una suddivisione in tre sezioni, dedicate rispettivamente all’acqua, alla terra e all’aria, alla quale corrispondono tre tavoli sui quali sono presentati le opere, accompagnate dalle relative descrizioni dell’enciclopedia pliniana.

Interessante la mostra fotografica Between Art and Nature. Photographs from the collection of Carla Sozzani, a cura di Maddalena Scarzella e che rimarrà straordinariamente aperta fino al 15 ottobre.

Nell’ex Convento Orsoline San Carlo è presentata una selezione di opere appartenenti alla collezione permanente della Fondazione Carla Sozzani. Anche qui la natura è la vera protagonista, di come è stata ritratta e di come essa stessa abbia direttamente ispirato precise scelte fotografiche.

Per questa edizione del Festival comasco è stata inoltre scelta come eccezionale sede Villa Olmo.

Edificio neoclassico progettato dall’architetto Simone Cantoni alla fine del Settecento, le stanze affrescate del pian terreno sono diventate teatro dell’allestimento di storiche realtà e designer d’eccezione.

Back to Nature, un vero e proprio catalogo di pezzi di arte, design moderno e contemporaneo, che dialogano tra loro in un continuo rimando e mostrano una riflessione sulla natura e sulla sua influenza nel mondo artistico, con raffigurazione di elementi della stessa o usata come materiale di partenza delle opere.

La Sala Bacco ha ospitato Intrecci, installazione di Tommaso Spinzi appositamente creata per Fine Art by Di Mano in Mano, dove preziosi pezzi di antiquariato, design moderno e contemporaneo si intrecciano in una comunicazione senza soluzione di continuità.

Al design contemporaneo è invece completamente dedicata l’esposizione di Villa Salazar. Curata da Giovanna Massoni, attenta da sempre alla ricerca della comunicazione del valore sociale e culturale del design.

“Mi piace pensare al design contemporaneo come a un’opera di catalogazione aperta, un repertorio condiviso e interconnesso di oggetti e sperimentazioni, di materiali e di tecnologie che sfidano il cambiamento climatico e la scarsità di risorse naturali. Un dialogo tra antico e futuro, tra pratiche di fabbricazione vernacolari e dematerializzazioni tecnologiche, tra materie organiche e nuovi materiali biocompositi, tra processi di riuso e scenari futuri dove i nostri rifiuti diventano fossili. Il design – da sempre un mestiere collaborativo – è oggi più che mai un esercizio anti-disciplinare, un’enciclopedia di attitudini ibride che combina ricerca applicata o speculativa con il fare, attraverso un paradigma che lascia interagire umano e non-umano.” 

“Ciò che a mio parere crea un legame sorprendente tra Gaius Plinius Secundus e il nuovo design, non è solo l’insaziabile curiosità del “protomartire della scienza sperimentale” (come lo definì Italo Calvino).

Plinio il Vecchio è colui che pronunciò l’attualissima “l’unica certezza è che nulla è certo” e che, partendo da questo assunto, compose un’opera magistrale che accosta zoologia, mineralogia, botanica alla storia dell’arte nel grande abbraccio della Naturalis Historia, suggerendo un interessante esegesi della produzione in stretta correlazione col sistema vivente. Gli oggetti che presenteremo in questa edizione contribuiranno a creare un’antologia di narrazioni che raccontano la transizione verso un mondo del cambiamento: in divenire, imperfetto, fragile, dove il design – non più disciplina delle soluzioni antropocentriche – crea sperimentazioni e ci racconta come conoscere, evocare, riparare e aver cura del nostro ecosistema.”

Molto interessante la scelta dell’allestimento: sulle pareti dei locali della villa trovano posto le presentazioni dei diversi protagonisti, affiancati dalla materia prima e dai progetti delle loro opere proposte al centro delle stanze. Vera e propria presentazione non solo dell’oggetto finito, ma dell’intero processo creativo.

Giunto alla sua quinta edizione, il Lake Como Design Festival si è riconfermato anche in questa occasione come un evento apprezzato e atteso da un pubblico tanto vasto quanto eterogeneo, destando l’interesse sia degli addetti al settore che degli appassionati.