Così titola un duetto dell’Anna Bolena di Gaetano Donizetti, compositore bergamasco, amato dalla sua città e a lei profondamente legato.

E proprio questo è il titolo della mostra che dal 29 settembre 2023 al 14 gennaio 2024 trova posto all’Accademia Carrara di Bergamo. L’esposizione chiude il ricco programma di eventi che hanno caratterizzato l’anno in corso, in occasione della nomina di Bergamo e Brescia Capitali della Cultura, proponendo una tematica interessante e di grande rilievo per la storia artistica e musicale italiana.

Già alla fine del Settecento e ancora di più con il secolo successivo si generò, infatti, una particolare attenzione nei confronti delle grandi vicende della storia medievale e moderna.

Rispetto alle gesta dell’antichità classica, questi accadimenti erano infatti più vicini, anche come sensibilità, al sentire dell’uomo dell’Ottocento, il quale si rispecchia nei protagonisti e nelle eroine, nelle loro vicissitudini e nei conflitti che questi vivono.

Naturalmente anche la produzione artistica, specchio della società, recepì questa nuova necessità che viene sapientemente indagata nella mostra. Nel susseguirsi di sale viene infatti analizzato il continuo rimando tra la pittura e il melodramma e come i due si influenzino l’un l’altro.

L’allestimento delle sale è curato ad hoc: spesso grandi e pesanti tendaggi in velluto rosso ripropongono l’ambiente scenico, a proporre una grande quinta teatrale che, attraversata dallo spettatore, dà accesso alle stanze successive, veri e propri palcoscenici che vedono come protagoniste le opere proposte.

Anche l’illuminazione è volta alla medesima resa, con un’ambientazione giocata sull’uso di faretti che, come occhi di bue, focalizzano l’attenzione sulle opere.

Interessante la scelta, ad aumentare l’effetto di trovarsi proprio negli spazi di un teatro, di ricreare il camerino di un attore e di accompagnare lo spettatore con arie liriche in sottofondo, quasi come se fosse in corso lo spettacolo o le sue prove e da un momento all’altro potesse apparire davanti agli occhi il palco con gli attori in opera.

Il visitatore è inizialmente accolto da tele di grandi dimensioni, fondamentali anche per un coinvolgimento maggiore, nei quali sono affrontate tematiche storiche e bibliche trattate con un nuovo approccio patetico. Questa drammatizzazione teatrale si risolve visivamente in una resa tragica della rappresentazione umana.

Una delle tematiche maggiormente apprezzate e affrontate fu quella del Diluvio Universale. Il soggetto fu tratto in opera proprio da Gaetano Donizetti e diversi anni dopo anche l’amico pittore Francesco Coghetti ne derivò un dipinto dalle dimensioni considerevoli e dalla forte carica rappresentativa ed emotiva.

Punto di snodo della mostra è quello dedicato ai protagonisti del melodramma. Vengono qui presentati i frutti dell’incontro tra compositori e musicisti, spesso frequentanti gli stessi salotti e che intessono frequentazioni assidue. Tra queste è bene ricordare il rapporto d’amicizia che lega Donizetti al pittore conterraneo Francesco Coghetti, del quale è noto il ritratto di grandi dimensioni dell’amico compositore e al quale è attribuito un ritratto in età giovanile dello stesso, databile attorno al 1824. La mostra è stata infatti occasione per ripresentare al pubblico un dipinto di recente riscoperta, già appartenente alle collezioni di FineArt by Di Mano in Mano e svelato in occasione dell’edizione AMART 2022, che costituisce la prima immagine nota di un Donizetti in età adulta.

Ma l’interesse di pittori e scultori si rivolse anche agli interpreti del melodramma, inaugurando una nuova tipologia di ritratto. Iniziando ad avviarsi quella concezione di divismo ancora oggi in auge, gli attori furono spesso raffigurati con le vesti dei personaggi che impersonano, in una vera e propria sovrapposizione. Ecco che allora nei grandi quadri con scene storiche, è raffigurata la rappresentazione teatrale delle stesse, e l’osservatore colto e frequentante dei teatri poteva scorgere nei volti quelli a lui noti degli attori che aveva ammirato in scena. I ritratti rappresentano al contempo il personaggio del melodramma e la persona reale, in una perfetta immedesimazione che prosegue oltre la scena e che volge a consacrarne l’immortalità.

La parte conclusiva della mostra è ulteriormente legata alla rappresentazione di specifici soggetti. Una sala è infatti dedicata alla “Storia di Venezia”, città che divenne ambientazione di numerose opere teatrali, restituendo una visione dell’antica storia della Serenissima dominata da tinte fosche, tanto apprezzata nell’Ottocento e nella cultura romantica e contribuendo alla visione di Venezia che ancora oggi affascina tanto.

L’esposizione prosegue concentrandosi su alcuni dei soggetti del melodramma. Attraversando ancora una volta pesanti tendaggi in velluto rosso, lo spettatore è accompagnato davanti a opere che rappresentano le vicende di Anna Bolena e Maria Stuarda, regine la cui tragica fine è ben nota e le cui vicende ben si prestano alla mise en scène.

Rispetto al lieto fine dell’opera barocca, nel XIX secolo venne messa in scena la morte, con le eroine tragiche che portano sul palco le loro angosce e patimenti, i quali si concludono in modo funesto. Dal punto di vista artistico, uno dei principali campioni in queste tematiche fu senza ombra di dubbio Francesco Hayez che nella sua Maria Stuarda nel momento che sale al patibolo, dona una visione corale dell’episodio, ritraendo nei personaggi storici esponenti dell’alta società milanese e dunque rendendo una raffigurazione attuale e ben riconoscibile all’osservatore contemporaneo.

Del resto Hayez è autore anche de L’ultimo bacio dato a Giulietta a Romeo, altra storia che nel corso dei secoli aveva appassionato e che venne ancora di più apprezzata perché portatrice della visione ideale e romantica della vicenda amorosa che ovviamente anche in questo caso si conclude tragicamente.

La visita alla mostra è stata occasione anche per visitare l’Accademia Carrara con il suo nuovo allestimento. La collezione permanente della pinacoteca civica trova posto d’onore al secondo piano dell’edificio storico, con un percorso cronologico e tematico che accompagna il visitatore attraverso le opere d’arte. Queste sono sapientemente ambientate e valorizzati anche grazie ai colori delle pareti e all’illuminazione, che mettono in risalto, senza disturbare, i capolavori dell’Accademia.