Illuminismo italiano
Dal 21 ottobre al 19 novembre si svolge l’evento Illuminismo italiano, presentazione di selezionati prodotti espressione del design della luce made in Italy.
Un’esposizione tutta dedicata all’illuminazione quella che trova posto negli spazi espositivi di Cambiago, con esemplari di produzione italiana, dagli anni Quaranta ai Settanta.
Protagonisti indiscussi sono i pezzi prodotti da Fontana Arte, una delle più importanti aziende storiche italiane dedicate all’illuminazione e non solo, in particolare quelli realizzati durante il fortunato periodo che vide la direzione dell’azienda da parte di Max Ingrand. Il designer francese, specializzatosi nella realizzazione e nella decorazione di vetrate, fu infatti in grado di dare una spinta a Fontana Arte, a seguito di un periodo di stasi anche a causa del difficile momento bellico e quello immediatamente successivo.
La sua direzione artistica seguì quella di illustri predecessori quali Gio Ponti prima e Pietro Chiesa poi che, assieme a Luigi Fontana, aveva fondato e fatto crescere fama e apprezzamento dell’azienda.
Fu proprio Ponti a suggerire il nome del francese, che già da diversi anni teneva sott’occhio nella sua attività di vetraio e decoratore, tanto che già nel marzo del 1936 aveva dedicato un articolo, niente meno che sulla sua rivista “Domus”, alle vetrate realizzate assieme alla prima moglie Paule Rouquie.
In particolare Ponti ne lodò le continue ricerche dal punto di vista tecnico, sapientemente miscelate a una raffinatezza e accuratezza nel gusto e nella realizzazione. Pare dunque una scelta naturale quella che Ponti fece negli anni Cinquanta quando, chiamato dai vertici della Saint-Gobain (azionista di maggioranza della Fontana già dal 1910, quando questa si chiamava ancora Luigi Fontana & Compagni) per dirigere nuovamente l’azienda, egli fece invece proprio il nome di Max Ingrand.
La capacità di Ingrand, perfettamente e lucidamente già intuita da Ponti, fu proprio quella di porsi come prosecutore dell’eredità lasciata da Chiesa, con scelte produttive che da un lato mantenevano le caratteristiche di qualità e ricercatezza che contraddistinguevano la Fontana Arte, unitamente a una capacità di innovazione in grado di recepire il nuovo gusto e, dunque, il mercato.
Interessante la sua modalità lavorativa, secondo la quale egli abbozzava veloci schizzi, curandone l’aspetto estetico ed evidenziando i pochi particolari che voleva enfatizzare, lasciando poi ai progettisti il compito della realizzazione del disegno esecutivo. Tale modalità, del resto, era quella già adottata da Chiesa e si era rivelata vincente, riuscendo a creare una squadra di collaboratori in grado di lavorare autonomamente e, certamente, motivati.
Il catalogo di Fontana Arte di questi anni prova una grande evoluzione, sia nella tipologia dei pezzi che dei materiali e dello stile.
Il settore dell’illuminazione fu certamente quello più incrementato, diventando particolarmente caratteristico dello stile di Ingrand, espressione dell’arredo lussuoso delle case borghesi degli anni Cinquanta e Sessanta.
Le luci di Max Ingrand per Fontana Arte sono caratterizzate da modelli innovativi, dalle forme giocate con le numerose possibilità consentite dalla lavorazione del vetro. Si contraddistinguono tutte per la sapiente lavorazione di vetri e cristalli, abbinati a metalli come ottone e alluminio, giocando dunque con le trasparenze, le forme e le cromie.
Lastre in vetro curvato, superfici lucide alternate a sezioni acidate, contrapposizione di forme, queste alcune delle caratteristiche delle luci firmate Ingrand.
Le celebri Dahlia, serie realizzata con l’impiego di lastre in vetro curvato, effetto ricreato già dagli anni Trenta, grazie all’impiego di uno speciale forno unico in Italia, sono proposte nella nostra esposizione con applique dalle eleganti e raffinate forme allungate. La contrapposizione tra superfici satinate dalla resa opaca e parti molate e lucidate è apprezzabile in esemplari quali le applique “2093” o “1944” e ancora le rare “”1568”. Ingrand gioca con le forme nelle lampade “2073” e “2211”, dove iscrive sfera e cilindro rispettivamente in un cubo e in un parallelepipedo, giocando con i contrasti generati da linee diritte e curve.
Uno degli esemplari certamente più considerevoli e non comuni è la lampada “1452” in ottone lucidato con dischi in cristallo colorato, sagomato e molato.
Dalla corrispondenza tra Ingrand e Ponti emerge però come il designer francese fosse sempre e comunque attento in primis alla funzionalità dell’oggetto e agli imperativi tecnici la cui realizzazione presentava.
L’esposizione proposta da Fine Art by Di Mano in Mano è una fortunata occasione per presentare una selezione di luci realizzate proprio da Max Ingrand per Fontana Arte, accompagnate anche da altri esemplari di illuminazione, certamente fondamentali per la storia del design italiano.
Bibliografia di confronto: Franco Deboni, Fontana Arte. Gio Ponti, Pietro Chiesa, Max Ingrand, Umberto Allemandi C., Torino, 2012.