Il XIX secolo fu caratterizzato da uno stravolgimento della società e, di conseguenza, anche delle manifestazioni culturali e artistiche.

Le radici di questo cambiamento in realtà affondano già alla fine del Settecento, con un avvenimento come la rivoluzione che aveva stravolto gli equilibri politici e sociali non solo francesi, ma dell’intera Europa, mettendo in discussione e destituendo una delle più antiche e potenti casate reali. Non si era trattato di guerre tra potenze per l’annessione di territori, era stato compromesso l’intero equilibrio sociale.

Una delle dinastie maggiormente colpite da questi avvenimenti fu quella dei Savoia: letteralmente scacciati da Bonaparte, videro i loro palazzi spogliati dall’occupazione francese, anche se spesso riallestiti con il gusto impero tanto apprezzato.

Con il loro ritorno avviarono il riordino delle loro residenze, in primis il Castello di Racconigi, quello di Pollenzo e gli appartamenti di Palazzo Reale, affidando il compito a Pelagio Palagi, nominato nel 1832 da Carlo Alberto “Pittore preposto alla decorazione dei Reali Palazzi”, istituendo appositamente ex-novo questo titolo.

Con questo prestigioso incarico l’architetto riuscì a realizzare opere che ben dimostravano la sua alta capacità inventiva senza nulla togliere alla raffinatezza estetica. I modelli di riferimento erano le stampe di Piranesi, certamente mediati attraverso un personale interesse e studio dell’archeologia, con il risultato di rielaborazioni eleganti in grado di coniugare elementi neoclassici con altri tipici della Restaurazione e citazioni dall’antico.

Gabinetto Etrusco, Racconigi
Gabinetto Etrusco, particolare della gamba del tavolino, Castello di Racconigi

Un vero e proprio revival del classicismo, richiamando il neoclassicismo di fine settecento oramai influenzato dalla parentesi imperiale attraverso una decorazione ricca di riferimenti storici. Uno degli esempi più calzanti è il Gabinetto Etrusco del re, realizzato nel castello di Racconigi o ancora, sempre presso la stessa sede, la Sala di Apollo. Ma i suoi progetti ebbero il merito di essere anticipatori anche di quelle riprese degli stili del passato che si affermarono sulla fine del secolo, in particolare la tendenza neo-gotica che è apprezzabile nei suoi interventi quali il Castello di Pollenzo e la Margaria, sempre a Racconigi. In queste occasioni il Palagi si dimostrò infatti aggiornato su quello che era il moderno gusto europeo.

Uno dei principali ebanisti in grado di recepire questo gusto e tradurlo in un ricercato intaglio e altrettanto curato intarsio fu Gabriele Capello detto il Moncalvo (1806-1876), inizialmente chiamato da Maria Teresa per la realizzazione del seggiolone come dono di compleanno per il consorte Carlo Alberto, fu poi coinvolto direttamente dallo stesso Palagi per la realizzazione di alcuni degli arredi reali, come le sedie realizzate su suo disegno, per il già citato Gabinetto etrusco.

Margaria, Castello di Racconigi
Margaria, Castello di Racconigi

I suoi lavori per i Savoia furono infatti innumerevoli: pavimenti, mobilia e, certamente non da ultimo, lo stesso trono per Carlo Alberto in Palazzo Reale. La sua fama e bravura furono tali che nel 1858 fu insignito del titolo di Ebanista e Stipettaio di Sua Maestà, potendone addirittura usare, solo quattro anni più tardi, la carta intestata.

Nel presentare la figura del Moncalvo e le sue opere, non si può sorvolare però sulla sua personalità, e in particolare sulla sua attenzione all’insegnamento e alla tematica sociale. Oltre ad apportare innovazioni nella tecnica di lavorazione e a una costante ricerca finalizzata al miglioramento della propria tecnica e dunque della qualità delle opere, Capello fu meritevole di porre una particolare attenzione anche alla formazione delle nuove generazioni.

Questo avveniva non solamente all’interno della sua bottega, come da prassi, ma anche attraverso la fondazione delle Scuole Operaie San Carlo e, qualche anno dopo, del Regio Museo Industriale di Torino, proprio per tramandare le competenze ai nuovi ed emergenti ebanisti. Ma la sua attenzione agli intagliatori non fu rivolta solamente ai giovanissimi: nel 1865 istituì la Cassa Capello/Moncalvo “L’Amor Fraterno”, finalizzata a garantire pensioni agli artigiani diventati inabili a causa del lavoro.

Gli insegnamenti palagiani non furono però circoscritti al solo Piemonte, affermandosi anche nel resto della penisola.

Gabriele Capello,Pelagio Palagi, Metropolitan Museum,
Sofa, Gabriele Capello e Carlo Chiavasse su disegno di Pelagio Palagi, 1835 ca., Metropolitan Museum,
New York

Tra le aree che furono maggiormente influenzate da Pelagio Palagi, ci fu senza alcun dubbio Genova, come dimostra il riallestimento del Palazzo Reale, dove furono attivi artisti locali che guardavano all’opera dell’architetto come modello di riferimento.

Tra le personalità di spicco dell’ebanisteria genovese, deve essere infatti ricordato senza alcun dubbio Henry Thomas Peters (1793-1852). Inglese di nascita, arrivò nella città ligure nel 1817, ottenendo fin da subito un discreto successo, grazie alla commessa degli arredi di Villa Durazzo, venendo introdotto nei principali ambienti cittadini dalla stessa famiglia.

La sua bottega si contraddistinse per un approccio innovativo, vera e propria antesignana delle produzioni più moderne: oltre a essere presenti diverse macchine a vapore iniziò a identificarsi la figura dell’operaio specializzato che, in base alle proprie predisposizioni personali, si focalizzava sulla produzione di un singola parte del mobile per il successivo assemblaggio, piuttosto che occuparsi dell’intero arredo.

Questa serialità, assieme all’impego di una strumentazione più moderna, una speciale pialla portata dalla madre patria e utile a tagliare le lastre di mogano consentì inoltre di proporre una serie di arredi anche a prezzi più contenuti, come egli stesso pubblicizzava.

Henry Thomas Peters, FineArt by Di Mano in Mano
Henry Thomas Peters (attr.), Coppia di contenitori per atlante geografico (particolare costruttivo), 1840 ca., Collezione FineArt by Di Mano in Mano

Nel 1833 iniziò la sua collaborazione diretta con Pelagio Palagi, come dimostra anche il fitto carteggio tra i due. Numerose furono le sue commissioni: Sala del Consiglio di Palazzo Reale, Racconigi e mole altre, affermandosi come uno degli stipettai più richiesti e apprezzati dell’epoca.

Nonostante questi successi, la sua carriera fu caratterizzata da un andamento altalenante, tanto che le ristrettezze economiche lo obbligarono a sciogliere la ditta nel 1849 e il suo funerale, tre anni dopo, fu sostenuto dalla Società di Mutuo Soccorso fra Ebanisti e Falegnami.

Il suo stile si contraddistingue per una reinterpretazione del gusto tipico della restaurazione, mediato dagli insegnamenti palagiani, dando come risultato mobili e ornamenti caratterizzati da rigore e semplicità nelle linee, ma comunque cotraddistinti da un’eleganza sobria e dall’alta qualità costruttiva, certamente derivati dal Regency inglese. In particolare questa caratteristica si tradusse in una grande accuratezza nella realizzazione degli incastri degli arredi, così come nella scelta dei materiali e delle serrature, realizzando mobili che tenessero in grande considerazione la praticità e la funzionalità degli stessi, dalle dimensioni spesso contenute e che quindi ben si adattavano anche alle richieste dell’emergente classe borghese.

Peters, Biblioteca Brignole-Sale, Palazzo Rosso, Genova
Henry Thomas Peters, Biblioteca Brignole-Sale, 1840 ca., Palazzo Rosso, Genova