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Il mobile è retto da quattro piedi a tronco di piramide, torniti nel collare e nei piedini. Sul fronte presenta due ante nella base e un’anta superiore a ribalta che contiene un castello con vani portalettere, cassettini e segreti. Realizzato in legno di noce è impiallacciato in palissandro e bois de rose su cui è distribuito un intarsio in legni vari. Leggeri salti ad aggetto sotto il piano, nella fascia di divisione tra le ante e nella base enfatizzano la dimensione architettonica dell’arredo, rafforzata dalle corniciature a rilievo in acero che delimitano le ante e i fianchi. Il piano ha il bordo intarsiato a foglie susseguenti. Sull’anta principale è intarsiato un grande medaglione, sormontato da un festone di fiori trattenuti da una galla con nastro e sorretto da una mensola architettonica su cui poggiano due draghi affrontati; all’interno del medaglione vi è intarsiata una grande W composta da rami di viticcio. Le due ante inferiori sono intarsiate con un vaso classico fiorito contenuto da foglie e girali fiorite. I pannelli dei fianchi presentano intarsiata una picca nella parte superiore e uno scettro in quella inferiore attorno alle quali si attorcigliano due rami di mirto. Gli interni sono in noce; serrature, cerniere e molle di sblocco dei segreti sono realizzati in ferro acciaioso.
Dimensioni: 149 x 104 x 41 cm.
CODICE: ANMORI0220145
Il mobile si presenta secondo il tipico modello di secretaire lombardo di influenza francese, con due ante nella parte bassa. Lo stato di conservazione permette di gustare appieno le incisioni originali degli intarsi, mai levigate.
Numerosi disegni ancora presenti nel Fondo Maggiolini conservato presso il Gabinetto dei Disegni del Castello Sforzesco ci permettono di ricostruire la genesi degli intarsi di questo arredo; alcuni trovano traduzione puntuale dal disegno, altri sono composti prendendo spunto da piĂą disegni, in modo da garantire un risultato finale non ripetitivo.
Il disegno più importante per il mobile in esame, che ne suggerisce data e committenza, è quello che raffigura la lettera W contenuta nel medaglione (FM B 277). La riproposizione è precisa e riportata in un medaglione tondo come da disegno. Si conosce ad oggi un altro mobile con lo stesso monogramma in cui è utilizzato il disegno FM B 278, uno scrittoio pubblicato dal Morazzoni nel 1953 (Tav XXIII); in quel caso l’iniziale non è trattenuta in un medaglione ma circondata da ramoscelli di quercia e ulivo. Sul disegno in alto a sx Maggiolini scrive una nota, “Da eseguirsi nel mezzo La Tavola del segret.e per L’Ambast.e Fran.se Xb.e 98”.
Il disegno FM B 181 è quello utilizzato per le due ante del mobile, un disegno di riutilizzo, infatti riporta la nota ” Fianchi Comò”. I vasi intarsiati sono anche decorati da dei festoni di fiori trattenuti da galle con nastri che ritroviamo sui vasi del disegno FM B 180 mentre sul nostro disegno di riferimento è semplicemente riportata la nota che ricorda di fare i mazzi di fiori “Maz”. Vi sono, infine gli intarsi dei fianchi del mobile che riportano nel pannello superiore una picca, in quello inferiore una sorta di scettro attorno ai quali si attorcigliano due rami d’ulivo. La lancia è ripresa dal disegno FM B 450, utilizzato per le commodes Pallavicino-Trivulzio, intrecciata in quel caso da rami di quercia, mentre ritroviamo l’ulivo usato nelle ante superiori del disegno fatto per le angoliere progettate per il palazzo reale di Monza, FM C 163.
La committenza precisa resta ad oggi ignota, non avendo riscontri di ambasciatori francesi a cui riferire il monogramma W, in quel periodo l’ambasciatore era infatti Claude-Joseph Trouvé. Gli studiosi hanno formulato diverse ipotesi per cercare di identificare il possibile committente, dal banchiere von Willer al Conte J.J. von Wilczek, plenipotenziario dell’arciduca d’Austria dal 1782 al 1796 ma nessuna di queste sembra scogliere la committenza indicata sul disegno che è datato 98 quindi dopo la partenza degli austriaci.
L’analisi stilistica e costruttiva del mobile sembrerebbe corrispondere con la datazione riportata sul disegno da Giuseppe Maggiolini, Dicembre 1798; tuttavia, non avendo a disposizione dati inventariali che ci permettono di dare per certa questa ipotesi, ci sentiamo di allargare l’arco temporale di produzione ai primi anni del XIX secolo. Sono gli anni della Repubblica Cisalpina e con l’arrivo dei francesi i mobili della bottega di Parabiago si alleggeriscono dell’abbondanza di intarsi che si raggruppano al centro degli spazi, liberandosi dalle cornici e girali fogliacee che ornavano le bordure, rispondendo in questo modo al gusto Direttorio d’oltralpe. A causa dell’impoverimento seguito alla fuga dell’arciduca, gli arredi di questi anni presentano spesso l’uso di legni locali e intarsi molto semplici. In questo caso la committenza impone una cura nella composizione e nella realizzazione degli intarsi ma anche nella scelta dei legni; preziose essenze esotiche caratterizzate dal tipico contrasto cromatico in uso sui mobili che la bottega realizza nel XVIII secolo.
• Giuseppe Beretti-Alvar Gonzalez Palacios, Giuseppe Maggiolini Catalogo ragionato dei disegni, ed. inlimine2014
• Giuseppe Beretti, Giuseppe Maggiolini, l’Officina del Neoclassicismo, 1994 Edizioni libreria Malavasi
• Giuseppe Beretti,Le commodes Pallavicicno Trivulzio di Giuseppe Maggiolini, 2019
• G. Morazzoni, Il Mobile intarsiato di Giuseppe Maggiolini, ed. Gorlich, 1953
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