Dal 18 aprile al 18 giugno 2023 si è tenuta, presso la galleria Volumia, una retrospettiva su Franco Albini, uno tra i più importanti architetti e designers italiani.

La sede espositiva è la suggestiva ex chiesa di Sant’Agostino, le cui dimensioni monumentali ben si prestano alla presentazione della mostra antologica, con gli arredi accompagnati da un ricco apparato iconografico concesso dalla Fondazione Franco Albini. L’allestimento è stato realizzato dallo Studio Albini Associati, con gli apparati descrittivi come vele leggibili su entrambi i lati, creando delle vere e proprie stazioni legate ai mobili. Questo ha permesso la realizzazione di un percorso nel quale il curatore Stefano Andrea Poli ha potuto affrontare al meglio la duplice valenza dell’opera di Albini, caratterizzata da un’attenzione allo studio e alla programmazione da un lato, ma anche una licenza del tutto personale, a tratti poetica. Un’attenzione tutta particolare è stata posta alla capacità dell’architetto e designer di progettare tanto singoli arredi che edifici; ecco allora che i mobili proposti in mostra dialogano con le gigantografie di foto d’epoca, concesse dall’archivio della Fondazione, nelle quale sono illustrate architetture e allestimenti emblematici.

La seconda parte della mostra è propriamente dedicata alla presentazione di alcuni dei pezzi storici più interessanti. Tra le opere proposte si ritrovano le celebri librerie e la rinomata poltroncina Luisa, vincitrice del prestigioso Compasso d’Oro nel 1955 e successivamente rieditata da Cassina.

A tal proposito, la gallerista Enrica de Micheli, spiega proprio che “La passione per il lavoro di Franco Albini è nata in me la prima volta che ho incontrato Luisa, più la osservavo e più riconoscevo in questa poltroncina una poetica nuova. Lontana dal lusso sfarzoso, ma con un’eleganza intrinseca, perfettamente studiata ed elaborata, eppure di uso quotidiano. Decido di approfondire lo studio di Franco Albini, scopro che è legato a Piacenza, alle nostre valli e alla città. Durante la guerra vive accanto a noi, è architetto colto e rigoroso, lavora con uno stile unico, con sensibilità, garbo e riserbo. Sono stupita e ammirata e ammirazione e stupore sono alla base della mia ricerca, sono le fondamenta del pensiero che anima da sempre il mio lavoro. Ho immaginato di dedicargli una mostra perché desidero che tutti possano approfondire lo studio delle sue opere e per condividere l’afflato poetico che sento per lui. Volumnia ospita Franco Albini, lo fa tornare a Piacenza”.

E infatti la prima parte dell’esposizione affronta proprio il rapporto tra l’architetto e la città nella quale, assieme a Franca Helg, Antonio Piva e il figlio Marco fu attivo in tre differenti occasioni, la più importante delle quali fu la progettazione dell’edificio dell’esattoria della Cassa di Risparmio. In questa occasione, Albini si dimostra rispettoso della storia stessa della città, intervento con un nuovo edificio accanto a uno storico preesistente, non lasciando però spazio al mimetismo, ma anzi ideando una facciata severa e scandita modularmente dalle aperture e dal rivestimento. 

Di particolare interesse storico è il nucleo di arredi in masonite, che occupano una posizione centrale anche nell’allestimento stesso, appartenenti a collezioni private e concessi in prestito per l’occasione.

“Grazie al curatore, Stefano Andrea Poli, abbiamo avuto la fortuna di entrare in contatto con gli attuali proprietari dei mobili che furono esposti alla Fiera Campionaria di Milano del 1932, dove venne eretto un padiglione espositivo dedicato alla masonite.” Chiarisce Enrica de Micheli “Albini progetta un piccolo edificio secondo i canoni dell’Architettura Razionale e diversi arredi in masonite. Si trattava di un nuovo materiale ottenuto dalla lavorazione ad alta pressione degli scarti del legno, brevettato negli Stati Uniti nel 1924 da William H. Mason e prodotto industrialmente a partire dalla fine degli anni Venti. Nella realizzazione di questi mobili in materiale industriale ritroviamo quanto Albini aveva appreso lavorando nello studio di Gio Ponti, oltre a metterlo in pratica lo perfeziona, mettendo in pratica i punti cardinali che ritrova eremo nei suoi lavori futuri.”

Si ringrazia Enrica de Micheli per la disponibilità e la cortesia.