Fu niente meno che Gio Ponti, uno dei più noti architetti italiani, a promuovere quello che ancora oggi si connota come il più importante riconoscimento nell’ambito del design italiano.

Il Compasso d’Oro fu infatti ideato nel 1954, inizialmente patrocinato dai magazzini La Rinascente, per essere affidato dal 1958 ad ADI (Assocazione per il Disegno Industriale), fondata due anni prima.

Il disegno del premio è opera di Albe Steiner, prendendo a modello il compasso del fisico Adalbert Goeringer per disegnare la sezione aurea, ma la progettazione vera e propria spettò agli architetti Marco Zanuso e Alberto Rosselli, con le forme ancora oggi conosciute.

L’istituzione di questo premio negli anni Cinquanta offre un’interessate spaccato sulla situazione dell’industria e del design italiano dell’epoca.

Compasso d'oro
Compasso d’Oro

Fu proprio negli anni successivi alle seconda guerra mondiale che in Italia si registrò una vera e propria serializzazione dei beni, anche grazie a un sempre maggior benessere economico della popolazione.

Lo svilupparsi di aziende nelle quali la meccanizzazione divenne non solo più un vanto, ma soprattutto una caratteristica imprescindibile per l’aumentata

richiesta, aprì un dibattito che in altri paesi era già avvenuto nel secolo precedente.
Venne meno l’artigianalità delle botteghe, a favore di una produzione in serie e di massa, destinata alla nuova ed emergente classe borghese.

Ma come mantenere l’alta qualità e l’estetica a fronte di questa nuova modalità produttiva?

Divano “Soriana”, Afra e Tobia Scarpa per Cassina, Compasso d’Oro 1970

Si affermarono le figure di architetti che iniziarono a interessarsi non solamente alla progettazione di immobili e grandi spazi, ma anche all’architettura dei prodotti di uso comune, dagli arredi all’oggettistica, dalle macchine agli elettrodomestici domestici, pur rimanendo imprescindibile la funzionalità degli stessi.

Si sentì dunque la necessità di istituire un riconoscimento che premiasse i migliori progetti e disegni contraddistinti per la loro qualità ed estetica.

Ma non solo il Compasso, parte integrante del concorso divennero anche le menzioni d’onore e i premi alla carriera, riconoscendo le personalità più di spicco nel panorama italiano.

Il prestigioso riconoscimento è ancora in vigore con cadenza biennale e propone una giuria internazionale, che seleziona prodotti e progetti sulla base di varie valutazioni, non da ultimi l’impiego di nuove tecnologie e l’impatto ambientale, tematiche certamente centrali nella moderna industria.

Lampada “Eclisse”, Vico Magistretti per Artemide, Compasso d’Oro 1967

Fin da subito apparve chiara l’importanza del Compasso d’Oro, tanto da far confluire gli oggetti premiati in una collezione ormai storica, la cui cura è affidata dal 2001 alla Fondazione ADI Collezione Compasso d’Oro.

L’ambizioso progetto fu quello di promuovere la raccolta attraverso una realtà museale e per tale motivo fu realizzato l’ADI Design Museum, reso possibile anche grazie al contributo del Comune di Milano, che nel 2011 concesse il comodato d’uso gratuito per l’edificio nel quale trova posto, consentendo l’esposizione della collezione storica, che attualmente comprende più di 2300 tra progetti e prodotti.

Ma non solo la raccolta permanente, il museo ospita anche mostre temporanee che approfondiscono temi specifici, al fine di valorizzare e diffondere il design e la cultura della quale si fa portatore.

Anche lo stabile che ospita la raccolta segue la stessa linea: si tratta infatti di una struttura degli anni Trenta, un luogo storico destinato a deposito di tram a cavallo e impianto di distribuzione per l’energia elettrica, recuperato e valorizzato in quanto espressione di archeologia industriale.

L’importanza della collezione storica e del suo valore culturale è tale da essere recepita anche dal Ministero dei Beni Culturali – Soprintendenza Regionale per la Lombardia che con un Decreto nel 2004 la dichiarò “di eccezionale interesse artistico e storico”, di fatto accreditandola al patrimonio nazionale con tutte le attenzioni di tutela, cura e valorizzazione del caso.

Con la riapertura del museo in una nuova veste nel 2021, sono stati intrapresi anche interessanti progetti in tal senso, come la catalogazione delle opere e il

restauro conservativo di una parte di essi, grazie agli studenti del corso di Restauro dell’Accademia di Belle Arti Aldo Galli di Como e in accordo con lo IED, il quale figura tra i nuovi partner istituzionali.

Una vera e propria rivoluzione, un riconoscimento ufficiale e di prestigio dedicato ai prodotti industriali e al design, che non sono più solamente oggetti ma diventano, così come le opere del passato, la chiara espressione di un gusto e dei costumi identitari di un’epoca.