Le sculture in bronzo e la fusione a cera persa
Il bronzo è uno tra i materiali più diffusi per la realizzazione di sculture o di oggetti plastici.
Il suo impiego deve essere fatto risalire al periodo storico nel quale si affermò e si diffuse la pratica metallurgica del bronzo, che venne denominato, per l’appunto, età del bronzo.
Ampiamente impiegato nella produzione di attrezzi da lavoro o da caccia, questa lega non fu utilizzata solamente per motivi funzionali. Fin da subito la sua lavorazione si affermò anche per la realizzazione di suppellettili e monili, ma anche di statue.
Nella rappresentazione scultorea il bronzo vide il suo principale sviluppo nell’arte greca: se era già
impiegato nel periodo arcaico, fu in quello classico che la lavorazione venne affinata e portata alla sua maggiore espressività.
Esempio tra i più conosciuti sono i celebri Bronzi di Riace.
Rinvenuti nel mar Ionio a 300 metri dalla costa di Riace sono oggi conservati presso il Museo Nazionale di Reggio Calabria. Le due sculture furono realizzate con la tecnica della fusione a cera persa, tramandatasi nel corso degli anni e usata anche nei secoli successivi, fino ad arrivare ai nostri giorni.
Molti artisti scelsero questa tecnica, tra i quali anche Leonardo da Vinci per il celebre monumento equestre a Francesco Sforza, purtroppo mai realizzato, ma pervenutoci attraverso il cospicuo apparato grafico prodotto dall’artista nella fase progettuale.
La tecnica del bronzo era molto impiegata nella produzione scultorea per le grandi possibilità plastiche, ma anche di intervento e modifica durante la progettazione.
Non da ultimo, fattore certamente fondamentale, fu la relativa facilità con la quale il bronzo poteva essere reperito. Materiale di reimpiego per eccellenza, spesso si ricavava dalla fusione di sculture più antiche o parti ornamentali. A tal proposito, ben noto è stato il riuso delle giunte bronzee delle travi del Pantheon, fuse per volere di papa Urbano VIII Barberini e reimpiegate per realizzare i cannoni per Castel Sant’Angelo. Le critiche furono tali che il papa si trovò costretto a dichiarare che la maggior parte del materiale sarebbe servito per la realizzazione del baldacchino di San Pietro ad opera di Gianlorenzo Bernini, al quale in realtà andò in minima parte e che comunque non utilizzò, timoroso dell’impiego di una lega scarsa da parte dei romani.
Dal punto di vista tecnico, le sculture bronzee venivano principalmente realizzate, come già si è accennato, con la tecnica della cera persa.
I procedimenti potevano essere di due tipi differenti, con metodo diretto e metodo indiretto, portando rispettivamente alla realizzazione di una scultura piena e una cava. Il primo metodo prevedeva un numero di passaggi inferiore, certamente più immediato, ma poteva essere applicato per opere di dimensioni contenute, per le quali essere di bronzo pieno non avrebbe particolarmente influito sul peso.
La tecnica indiretta implicava una maggiore complessità, ma si caratterizzava come scelta necessaria per opere dalle dimensioni considerevoli. Si potevano ottenere diversi pezzi cavi, più facilmente maneggiabili e trasportabili, successivamente montati per ottenere sculture finali anche di grandi dimensioni.
Il metodo diretto prevedeva la realizzazione di un modello in cera, successivamente ricoperto con dell’argilla, per poter creare uno stampo. Veniva dunque scaldato e la cera fuoriusciva attraverso gli sfilatoi, dei tubicini realizzati nell’argilla, nei quali veniva successivamente colato il bronzo fuso. Si eliminava dunque lo stampo, ottenendo una scultura del tutto identica al modello in cera iniziale.
Il metodo indiretto era molto simile, ma il modello di partenza era in argilla, sopra il quale veniva rifinito quello in cera, dalle dimensioni e proporzioni identiche a quelle che si volevano ottenere nell’opera finita. La forma così ottenuta veniva ricoperta di creta, anch’essa dotata di sfilaoti attraverso i quali la cera scaldata veniva fatta defluire e sostituita dal metallo fuso.
La possibilità di intervenire in fase progettuale era appunto data dalla semplicità di lavorazione della cera. materiale plastico facilmente malleabile, consentiva infatti di modificare aggiungendo o togliendo materia. Spesso il modellino in cera fungeva anche da preparatorio da sottoporre al benestare dei committenti, prima di procedere con ulteriori modifiche e con la fusione finale.
Esiste in realtà un terzo procedimento, la fusione a terra, diffusasi soprattutto per la potenziale capacità di riproduzione illimitata partendo dal modello di riferimento e la minore riduzione delle misure dal modello originario, rispetto alle precedenti tecniche. La fusione a terra portava però alla realizzazione di un prodotto generalmente di qualità inferiore e solitamente di piccole dimensioni o comunque di opere che possano essere estratte in un un sol pezzo e che dunque non presentino sottosquadri eccessivi. Per tale motivo questo procedimento era impiegato soprattutto per bassorilievi, medaglie o placchette. Prevedeva infatti l’impiego di staffe, delle sorta di scatole prive di fondo, che potevano essere impilate le une sopra le altre in base alle dimensioni dell’oggetto da realizzare. Venivano dunque realizzati degli stampi partendo da modelli che venivano pressati sulla terra refrattaria, lasciando così il proprio calco. In questo stampo veniva quindi colato il bronzo per ottenere l’opera finita, che veniva rifinita solamente nella parte a vista, mentre quella posteriore veniva lasciata grezza.
In tutti e tre i procedimenti, una volta raffreddata la scultura non era però ancora pronta. Dovevano infatti essere rimossi tutti i tubicini che segnavano la colatura e tutte quelle imperfezioni generate da piccoli difetti nella fusione.
L’artista doveva infatti rifinire l’opera con piccoli ritocchi e infine lucidarla, per ottenere un buon risultato. Questa fase prevedeva spesso anche un’ulteriore decorazione della superficie attraverso un procedimento definito cesellatura. Questa consisteva in una vera e propria lavorazione da scalpellino, avvalendosi dell’impiego di bulino e martello, per incidere il bronzo, disegnando vari e raffinati motivi che ornassero la scultura, ad esempio negli sfondi o per emulare le stoffe. La figura del cesellatore era fondamentale, soprattutto nelle diverse riproduzioni a partire da un modello iniziale. Era infatti alquanto diffusa la riproposizione di sculture bronzee uguali derivate da un prototipo di riferimento, soprattutto se celebre e fortemente apprezzato.
Se le copie sono riconoscibili anche per misure lievemente ridotte rispetto all’originale, a causa del processo di riproduzione con gli stampi, a influire fortemente sul prodotto finito era proprio l’intervento del cesellatore. La sua abilità di decorare e rifinire l’opera influiva infatti fortemente sulla qualità della stessa e, dunque, anche sul suo valore.
Ulteriore difficoltà esisteva laddove i vari pezzi necessitavano di essere assemblati tra loro. Fondamentale era a tal proposito già la fase progettuale, durante la quale il modellatore doveva già prevedere il metodo di bloccaggio tra i pezzi, ma soprattutto l’incastro. Tale passaggio era tanto più difficile se si pensa che, a colatura avvenuta, la scultura bronzea non permetteva l’aggiunta di materiale e che il bronzo subisce un ritiro in fase di raffreddamento, in misura tanto maggiore se è un pezzo pieno.
Modalità differenti in base alla ricercatezza dell’opera finale e alla destinazione della stessa, la fusione in bronzo è sempre stata applicata nella produzione artistica. Da grandi sculture ad applicazioni per arricchire i mobili, anche la pratica di realizzazione e rifinitura si è pressoché mantenuta costante nel corso dei secoli.
Procedimento al quale spesso il bronzo veniva sottoposto, per impreziosire gli oggetti realizzati in questo materiale era la doratura. Non è insolito, infatti trovare particolari di grandi sculture o interi piccoli bronzetti dorati, o ancora le applicazioni bronzee sugli arredi dorate, per giocare sui diversi effetti luministici tra legni e metallo.
Anche la doratura poteva essere effettuata con diverse modalità, in base al periodo cronologico e alle necessità, ma per questo approfondimento si rimanda a un altro articolo.
Qui sotto due esempi di sculture in bronzo presenti nella nostra galleria.