Il Rinascimento
Con l’inizio del XV secolo per le arti si conclude il Medioevo e prende avvio il Rinascimento. L’evento di svolta fu il concorso per la realizzazione del Battistero fiorentino, tenutosi nel 1401.
Tra i protagonisti vi fu senza dubbio Filippo Brunelleschi, la cui celebre formella, raffigurante il Sacrificio di Isacco, ben dimostra i principi dell’arte rinascimentale.
Maggiore attenzione è infatti data alla resa patetica dei personaggi e alla vena drammatica dell’evento narrato.
Grande cura è rivolta anche a una rappresentazione naturalistica e veritiera della scena stessa.
Forse in virtù delle innovazioni fin troppo rivoluzionarie, al Brunelleschi fu preferita la formella presentata da Lorenzo Ghiberti, più tradizionale e per questo maggiormente apprezzata dai committenti.
Le innovazioni artistiche portate dal Rinascimento tardarono di qualche anno ad affermarsi, ma fin da subito lasciarono il segno nel mondo artistico e culturale.
Causa di questi cambiamenti fu il variare del pensiero e della filosofia. Strettamente correlata all’umanesimo, la cultura rinascimentale poneva infatti in una nuova posizione di centralità l’uomo e le riflessioni attorno ad esso.
Anche le forme artistiche furono influenzate da questa nuova considerazione dell’uomo.
I pittori e gli scultori furono infatti più attenti a una rappresentazione naturalistica, attraverso l’attenzione alla fisicità e alla tridimensionalità delle figure che si risolve nell’allontanamento, se pur progressivo, dalla fissa ieraticità delle icone medievali. Vengono infatti favorite la rappresentazione di tre quarti e la resa dell’espressività, con i volti che esternano i sentimenti del personaggio. Allo stesso tempo viene presa in grande considerazione la composizione delle opere, che segue rigorosamente uno schema ben preciso, basato sulla simmetria e sulla modularità.
Una delle opere chiave è la Trinità dipinta da Masaccio nella Basilica di Santa Maria Novella a Firenze.
In questo affresco l’artista ha rappresentato perfettamente la pietas cristiana con la raffigurazione del dolore composto della Vergine. La scena è rappresentata in modo perfettamente simmetrico e si notino in particolar modo la cura con la quale sono stati magistralmente alternati i colori delle vesti dei personaggi ai piedi della croce. Il rigore con il quale Masaccio ha realizzato l’opera si riflette anche nella perfetta costruzione dell’architettura alle spalle del Crocifisso. Una superba volta a botte cassettonata genera infatti un trompe l’oeil che amplia le dimensioni reali della parete.
Queste possibilità illusorie sono date dalla crescente considerazione della quale gode la rappresentazione prospettica.
Nel Quattrocento, infatti, nacque la prospettiva lineare, modalità di rappresentazione della realtà tridimensionale su un supporto bidimensionale, attraverso un approccio scientifico.
Brunelleschi fu tra i primi ad avvalersi di un procedimento metodologico, anche con l’ausilio di strumenti ottici. Grazie ai sui studi realizzò opere ancora oggi emblematiche della “rinascita” dell’architettura.
Oltre alla celebre cupola di Santa Maria del Fiore, Brunelleschi progettò lo Spedale degli Innocenti, dove i precetti del rinascimento sono soprattutto riscontrabili nella realizzazione del portico.
La rappresentazione illusoria data dall’applicazione della prospettiva trovò riscontro anche nell’arredamento stesso.
L’esempio più calzante a tal proposito sono le superbe tarsie lignee dello Studiolo di Federico da Montefeltro (Urbino, Palazzo Ducale). Qui la decorazione emula stalli, stipi e armadi con gli sportelli aperti e semichiusi, straripanti di libri, carte, strumenti musicali e scientifici,
perfettamente rappresentati in modo da sembrare reali. Nel periodo Rinascimentale si sviluppò fortemente la produzione di mobili decorati con la tecnica della tarsia prospettica o con intagli, che spesso si sostituiscono alle pitture.
La ricerca della rappresentazione prospettica si manifesta anche nelle opere scultoree, attraverso la ricerca di profondità. Tra i promotori di tale tipologia vi fu Donatello, che nei suoi bassorilievi realizzò le figure in secondo piano con il celebre “stiacciato”. Questa modalità prevedeva infatti un rilievo talmente minimo da far sembrare che i personaggi fossero proprio schiacciati sullo sfondo, in modo tale da apparire più in lontananza rispetto a quelli in primo piano. L’esempio più celebre è quello dell’Altare di Sant’Antonio da Padova.
Lo stiacciato donatelliano viene applicato anche ad altre tecniche artistiche plastiche, come la decorazione a pastiglia, che ebbe una grande diffusione nel Rinascimento e fu spesso usata per la decorazione dei cassoni. Questa tecnica prevedeva infatti la stesura di più strati di pastiglia (composto di caolini, gesso e colla), che venivano incisi per creare un elaborato decoro, il quale veniva successivamente dorato, donando ricchezza e prestigio all’oggetto stesso. La decorazione a pastiglia fu impiegata anche per la decorazione di oggetti dalle dimensioni più contenute, come cassettine, tavole e oggetti da toeletta.
Per riassumere, operazione sempre difficile, il Rinascimento, è quel periodo storico in cui, attraverso l’Umanesimo, la società promuove nuova vita e impulso allo sviluppo delle scienze e delle arti.
L’Italia diventa crocevia di tutti i popoli, da Oriente come dal Nord arrivano influssi nuovi, vengono recuperati gli studi dei testi antichi dell’arte classica, abbandonata per secoli, come espressione di equilibrio e contenitore del sapere;
l’uomo cerca di fare unione tra tutti questi aspetti. Non è un caso che Piero della Francesca sia uno dei pittori più rappresentativi del periodo e al contempo matematico autore di tre trattati o che Leonardo da Vinci sia lo scienziato e il pittore più noto di tutti i tempi.