Le composizioni decorative dei corami
Tra i complementi d’arredo più ricercati e costosi dei secoli passati, i corami sono oggi ancora poco affrontati e studiati.
Un’occasione per poterli apprezzare e comprendere al meglio è stata la mostra tenutasi dal 26 marzo e fino al 26 giugno 2022 presso l’eccezionale sede espositiva di Palazzo Te a Mantova: “Le pareti delle Meraviglie. Corami di corte tra i Gonzaga e l’Europa”. Seguendo il percorso espositivo che consente di ammirare le architetture e gli affreschi di Giulio Romano e di altri celebri esponenti del manierismo italiano,
siamo stati gentilmente accompagnati dall’amico e collega Thomas Baroni, che ci ha guidati nella scoperta di diverse tipologie di cuoi da parata che ornavano in origine le pareti delle più importanti dimore europee.
Come esplica esaustivamente il curatore Augusto Morari, la volontà che sta alle fondamenta della mostra è quella di far comprendere come dovessero essere in origine le sale di Palazzo Te, così come di altre dimore storiche.
L’avanzare del tempo, i cambiamenti di gusto e delle mode, hanno comportato uno svuotamento di questi ambienti da tutto quello che era l’apparato mobile originario, dagli arredi ai complementi decorativi.
In particolare, in questa occasione, ci si è concentrati sullo spazio parietale tra il pavimento e i maestosi affreschi sovrastanti, risultando a noi oggi come una parete spoglia restaurata a spatola e calce e spesso delimitata nella parte superiore da cornicioni aggettanti in stucco. In questo spazio, infatti, vi erano originariamente arazzi, drappi e corami appesi a ganci ancora oggi spesso visibili. In particolare decorazioni in cuoio o tessuto (le cosiddette “spalere”) risultano particolarmente apprezzate dalla famiglia proprietaria del Palazzo, i Gonzaga, che spendevano ingenti somme nella commissione di queste opere. La mobilità di questi complementi consentiva la loro continua sostituzione, in occasione di particolari eventi o semplicemente in base all’accordo cromatico con l’arredo o alla stagione. Ben comprensibile e chiaro è come si fosse già attenti all’effetto scenografico della corte, che doveva stupire e catturare l’attenzione degli ospiti.
Questi complementi venivano realizzati in centri italiani ma anche stranieri, specializzati nella loro produzione, anche se l’impiego del cuoio ha un’origine ben più antica di influenza araba.
Nel percorso espositivo viene data particolare attenzione anche all’aspetto pratico di realizzazione, con una sezione dedicata a mostrare le materie prime per la concia delle pelli e per la successiva lavorazione con fogli in metalli preziosi sui quali veniva stampato il disegno a creare molteplici effetti decorativi, spesso geometrici o fitomorfi, in un fitto intrico di spirali e volute che spesso si caratterizzavano come un vero e proprio “horror vacui”. Venivano dunque successivamente bruniti e dorati a mecca, spesso aggiungendo a questa vernice dei coloranti per ottenere differenti effetti cromatici. Le foglie sui corami erano anche lavorate con punzoni, per creare ulteriori effetti plastici e di rifrazione luminosa. È ben facile immaginare i suggestivi effetti luministici e scenografici, soprattutto se li si immagina al riverbero tremolante dei fuochi di lanterne e candele che illuminavano gli ambienti.
Una volta trattate in questa maniera, le pelli venivano dunque adattate e assemblate tra loro in base all’esigenza dello spazio al quale erano destinate, non solamente come complemento decorativo, ma anche come isolamento dall’umidità e dal freddo.
Le composizioni decorative dei corami erano derivati dai fitti intrecci dei tessuti, con architettoniche greche geometriche, motivi fitomorfi e floreali, ma anche, seppur più impegnative, figure o armi della casata committente.
Commissionati dai Gonzaga in numerose occasioni, i corami dovevano essere tra i complementi più apprezzati e ricercati all’epoca.
Spesso richiesti in occasione di importanti eventi per allestire le stanze destinate alla visita di un ospite illustre, ancora oggi si conserva la documentazione che ne attesta l’apprezzamento. Alcune di queste lettere sono infatti presentate in mostra e da esse emerge come la nobile famiglia mantovana si procurasse queste “spalere” direttamente da manifatture straniere e non solo. La mostra accompagna il visitatore attraverso numerosi corami, espressione dei differenti gusti, epoche e aree geografiche di provenienza. Da una prima fase nella quale ancora forti sono le reminescenze e l’estetica di influenza orientale, si passa a cuoi con una maggiore influenza classicheggiante, in alcuni casi una vera e propria riproduzione delle grottesche, con putti, motivi fitomorfi e figure fantastiche.
Molto apprezzati erano anche i corami ornati con inflorescenze, che in queste occasioni diventano veri e propri elementi decorativi quasi modulari, che si ripetono quasi in un horror vacui. Fino alla conclusione, quando le spalere diventano dei dipinti a olio su cuoio a tutti gli effetti, in alcuni casi riuscendo addirittura a sfruttare la preparazione a mecca sottostante per creare effetti luministici e cangianti.
L’esposizione cerca dunque di focalizzarsi su una tipologia di opere molto ricercate all’epoca e che non era raro, ma anzi consuetudine, ritrovare nelle dimore più ricche. Anzi, la loro alta richiesta e il vanto di poterli esporre garantiva alla famiglia la visibilità come casata benestante e al passo con la moda.
Bibliografia
- Le pareti delle Meraviglie. Corami di corte tra i Gonzaga e l’Europa, catalogo della mostra (Mantova, Palazzo Te, 26 marzo – 26 giugno 2022) a cura di Augusto Morari, Publi Paolini, Mantova, 2022.