Quando si parla di legno però bisogna considerare l’estrema varietà dei suoi comportamenti. Basti pensare alle differenze spesso notevolissime che intercorrono tra le caratteristiche fisiche e meccaniche non solo di due specie diverse, ma anche alle differenze all’interno di una stessa categoria. Si consideri ad esempio la differente lavorabilità tra due sezioni di uno stesso albero, o la diversa stabilità di fronte a cause e agenti di degrado tra l’alburno e il durame.
Soffermiamoci ad esempio sulle alterazioni che manufatti di specie legnose differenti possono presentare come conseguenza all’esposizione ai raggi ultravioletti.
Col tempo il legno può andare incontro ad un processo di invecchiamento dovuto all’esposizione alla luce. Tanto più diretto e massivo è l’assorbimento dei raggi UV, tanto più saranno evidenti le alterazioni del colore. Ciò che accade durante l’esposizione alla luce, è che gli UV provocano un effetto fotocatalitico diventando degli attivatori del processo di ossidazione con conseguente decomposizione della lignina ed eventuali estrattivi (resine, tannini etc.).
Dipendentemente dal tipo di legno si hanno come conseguenza due tipologie di alterazione differenti: per i legni chiari (come il pioppo, salice, abete, betulla, pino, tiglio e l’alburno del larice) si ha un ingiallimento che vira poi al giallo-bruno; mentre per i legni scuri o per il legno di durame scuro (come il noce, olmo, tasso, quercia, ebano, palissandro, durame di pino e larice, teak) si ha invece una decolorazione, e successivamente, sia per i legni chiari che per quelli scuri, la tendenza ad assumere una colorazione grigiastra uniforme. Ovviamente questo fenomeno di alterazione del colore naturale si ha prevalentemente quando il manufatto è collocato all’esterno in siti luminosi, ma può verificarsi anche in ambienti interni, se il manufatto non è correttamente esposto.
E’ quindi importante ribadire che il legno è davvero un materiale straordinario, con una composizione e delle caratteristiche che permettono la sua – estremamente lunga – durabilità. Questo è però vero se vengono mantenute condizioni igieniche idonee per il legno stesso, se l’ambiente e gli stress termici sono monitorati e gestiti correttamente. In queste condizioni allora sì che il legno può davvero sfidare secoli e millenni.
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Eda Murtić è conservation scientist, art care expert e fondatrice dell’azienda Keep Art Forever. Da sempre appassionata di arte e scienza, si laurea con un lavoro di tesi presso il laboratorio Microchemistry and Microscopy Art Diagnostic Laboratory (M2ADL) dell’Università di Bologna-Campus Ravenna. Il lavoro le varrà il terzo posto per il premio “La diagnostica al servizio del restauro e della conservazione” rilasciato dall’Associazione ANEDbc, e la pubblicazione sul numero 121 della rivista Kermes. Nel 2019 vince il bando per Startup indetto dal Comune di Ravenna e da FEEM, con il progetto Airitage. Darà poi vita ad un metodo innovativo di approcciarsi alla cura di collezioni e beni artistici attraverso l’investigazione dell’ambiente. Crea il marchio Keep Art Forever e nel 2021 la Kafe S.r.l., azienda specializzata in servizi per la conservazione preventiva.
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