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Orologio da mensola, Camillo Borghese, Torino, 1808 – 1814

Descrizione:

L’orologio da mensola in bronzo dorato presenta un basamento decorato sul fronte da motivi fitomorfi fogliacei e da un elemento floreale centrale, ed è sostenuto da elaborati piedini a trottola che ne slanciano la forma. Sul basamento poggia un grande plinto in cui è alloggiato il quadrante ed a lato la figura di un giovane appoggiato al plinto. La mostra dell’orologio in numeri romani per le ore e arabi per i minuti reca le scritte in alto “Lu. Lacroix H.er.” e sotto la dicitura “De S. A. I. Lu Prince Camille, A Turin”. Sotto il quadrante, in bronzo dorato e cesellato, è posta una panoplia con cesta traboccante di frutta e vegetali, sopra la quale sono incrociate una pala e un lituo e dai quali pendono due ricche ghirlande vegetali; sul lato un mascherone dalle fattezze femminili entro una corona costituita da due cornucopie e rami di alloro.

Alla sinistra del plinto è rappresentato un giovane con una corta tonaca ed una lunga pala trattenuta tra le mani, in atteggiamento rilassato ed appoggiato con il braccio sinistro alla struttura dell’orologio, sopra il quale è adagiata una cornamusa. Il meccanismo è originale.

Dimensioni: 31,5 x 19,5 x 9,5 cm

Analisi storico-critica:

L’orologio fu realizzato da un certo, e non meglio identificabile, Louis Lacroix il quale si firma nella mostra, identificandosi come orologiaio “De S. A. I. Il Principe Camillo à Turin” (“Di Sua Altezza Imperiale il Principe Camillo a Torino”). Il Camillo qui citato è Camillo Borghese, sposo di Paolina, celebre sorella di Napoleone Bonaparte, dall’agosto del 1804 (anche se il rito civile venne celebrato solamente nel novembre dello stesso anno, nel rispetto del lutto vedovile della sposa).

La datazione dell’orologio è possibile proprio grazie all’iscrizione: sicuramente successivo al 27 marzo 1805, data nella quale Camillo Borghese venne conferito del titolo di principe della famiglia imperiale e molto verosimilmente dopo il 1808, quando si stabilì a Torino con la carica di Governatore generale dei Dipartimenti Transalpini. La sua realizzazione dovette certamente avvenire entro il 1814, quando il principe Camillo Borghese interruppe i rapporti con l’imperatore a seguito della sua abdicazione, sembrando assai improbabile che continuasse a farsi chiamare con i titoli nobiliari acquisiti sotto il suo regno. Tale ipotesi è supportata mettendolo in relazione con un orologio da mensola appartenente alla collezione Luigi Mallé e datato attorno al 1820 circa, dove l’autore si firma infatti semplicemente come “Lacroix a Turin”.

Orologio da mensola, 1820 ca, Museo Luigi Mallè, Dronero

Sono possibili degli stretti confronti con anche con altri orologi firmati dallo stesso orologiaio, quello più stringente è con un esemplare della Fondazione Cavour, ed oggi nella vecchia dimora dell’omonima famiglia a Santena, probabilmente ereditato dal Conte di Cavour da parte della nonna, dama di compagnia di Paolina Bonaparte presso la corte torinese.

Rispetto al nostro, l’orologio della Fondazione presenta la firma riportata sulla mostra simile, così come delle strette tangenze si notano nella struttura dell’oggetto: piedini pressoché identici sostengono un basamento decorato, che sorregge a destra il quadrante e a sinistra una figura a tutto tondo.

Orologio in bronzo dorato, 1808-1814; Fondazione Cavour, Santena

Il confronto con quest’orologio rende possibile affermare che non solo il meccanismo del movimento fu realizzato sempre da Lacroix, ma anche il bronzista è lo stesso, come dimostrano le tangenze esecutive e stilistiche dei due personaggi, probabilmente a seguito di una collaborazione stabilitasi tra i due. Valeriani segnala inoltre altri due orologi che recano la stessa firma sulla mostra, conservati presso il Victoria and Albert Museum e il Metropolitan Museum of Art di New York. Un altro esemplare appartenente alla collezione Luigi Mallé

Bibliografia:

– Roberto Valeriani, Le suppellettili dei Napoleonidi. Porcellane e bronzi per l’Italia, in Le ore dell’Imperatore: la Pendola Urania del Museo napoleonico: studi, incontri e restauro, a cura di Fabio Benedettucci, Roma, Gangemi, 2015, pp. 71-

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