- Grande piano in marmo, attribuito ad Alfonso Cavamelli, Roma XIX secolo –
Il piano circolare del tavolo è in marmo bianco di Carrara ed è intarsiato in marmo nero del Belgio, in giallo antico e in rosso antico e con 224 esemplari diversi di pietre policrome che compongono un complesso disegno geometrico. Si tratta di porfidi imperiali, graniti, serpentini, alabastri, pietre semi-preziose e marmi, alcuni di origine antica, come il “giallo antico” impiegato per il fondo del piano.
CODICE: ANTTAB0000365
L’effetto tridimensionale nel bordo circolare esterno è ottenuto grazie all’uso di marmi dai differenti colori (rosso antico, giallo antico e nero del Belgio); al centro si trova un micro- mosaico raffigurante Le colombe di Plinio, una rappresentazione ripresa da un antico mosaico trovato nel XVIII secolo a Villa Adriana, alle porte di Roma, e ora conservato ai Musei Capitolini. Il modello del piano del tavolo è ispirato dai pavimenti romani a mosaico scoperti negli antichi Palazzi e Ville imperiali durante il XVIII secolo.
Il piano circolare in marmo poggia su una fascia decorata da un motivo a meandro e su tre monopodi a testa di leone in bronzo patinato all’antica. I sostegni monopodi sono inseriti in una guaina a foglie d’acanto e zampa di leone, e poggiano su un plinto concavo impreziosito da un fregio con fusarole e foglie d’acqua. Questo tripode mostra corrispondenze con il disegno di Jean Nicholas Luis Durand (1760- 1834) pubblicato nel Recueil et Parallèle des édifices de tout genre, ancient et moderns: remarquables par leur beauté, par leur grandeur, ou par leur singularité, et dessinés sur une même échelle, edito a Parigi nel 1800.
Il grande piano con intarsi in marmi è stato prodotto a Roma nella prima metà dell’Ottocento, probabilmente da Alfonso Cavamelli, specializzato nella produzione di tavoli di grandi dimensioni con campionari di marmi policromi, pietre dure e semi- preziose. Cavamelli fu a capo di uno dei più importanti laboratori lapicidi romani del XIX secolo e uno dei suoi lavori più famosi è il grande piano in marmo firmato e datato 1846, acquistato da Charles Tilt, del Priorato di Bathwick, nel 1847: “questo tavolo è stato fabbricato a Roma, nell’anno 1846, dal Signore Alfonso Cavamelli, che da molti anni si dedica con entusiasmo alla raccolta di esemplari di marmi rari e curiosi e di pietre semi- preziose. Il disegno è tratto, con qualche lieve alterazione, da uno splendido pavimento a mosaico, scoperto tra le rovine dei Palazzi dei Cesari, a Roma” (A. Coleridge, A Nineteenth-Century Roman Mosaic Table-tob, in “Apollo”, LXXXV, giugno 1967, 64, p. 449). Un altro esemplare firmato da Cavamelli, datato 1832, è molto simile al piano qui illustrato nel disegno generale, nella composizione e nella scelta delle differenti pietre policrome.
Anche in questo caso, il modello doveva essere un mosaico pavimentale di un antico Palazzo romano (Christie’s, Londra, Un hôtel particulier du Faubourg Saint- Germain. The Collection of the Marquis and Maquise de Ravenel, 21-22 novembre 2007, lotto 50). Tali oggetti realizzati con intarsi di pietre dure e marmi e micro-mosaici si sviluppano a partire dal XVIII secolo, a causa, principalmente, di due eventi scatenanti: le scoperte archeologiche – Pompei, Ercolano etc – e il cosiddetto Grand Tour. Quest’ultimo portò nelle città italiane, da Venezia a Firenze, da Roma a Napoli, un numero crescente di studiosi, connoisseurs e appassionati aristocratici, attirati soprattutto dalle antichità romane, che tra le richieste, come memoria della loro esperienza italiana, annoveravano piani con pietre e/o marmi policromi e micro-mosaici.
Questa produzione si sviluppò quindi soprattutto a Roma e a Napoli, ovvero i due luoghi maggiormente interessati dalle scoperte archeologiche. Se i micro-mosaici riproducevano rovine della città di Roma o mosaici realmente riscoperti a Pompei, Ercolano o nelle Ville imperiali, i campionari raccoglievano una selezione di marmi e pietre dure che un tempo abbellivano le architetture romane.
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