Coppia di cani con servitore guardiano in un paesaggio, dipinto a olio su tela realizzato nella prima metà del XVII secolo. Soggetto principe dell’opera i due cani in primo piano con collare, intenti a guardare un obiettivo fuori campo mentre il servitore tiene i rispettivi guinzagli ben stretti fra le mani. Lo sfondo rurale è caratterizzato da terra battuta, alberi e un prato, il tutto sotto un cielo con nubi. Nell’angolo in basso a sinistra s’intravede la figura di un terzo cane di razza differente che ci indica che il dipinto dovesse essere più grande. Ottimo stato di conservazione. Corredato di perizia di Gianluca Bocchi.
Dimensioni: 140 x 170 cm. tela; 165 x 195 cm. cornice
CODICE: ARARPI0056171
La scena qui rappresentata, s’inserisce in quella tradizione pittorica di ritrattistica animale che cominciò a prosperare presso le corti europee nel XVI secolo, continuando in quello successivo, volta a glorificare particolari esemplari amati dai signori che li possedevano. Infatti, tra il XVI e il XVII secolo, la moda di ritrarre cani percorse tutta la penisola italiana, riguardando le principali città da nord a sud.
Quadri così ideati possono essere definiti, a ogni titolo, veri e propri “ritratti canini”, avendo lo scopo di far emergere le migliori virtù dei soggetti illustrati utilizzando i caratteri somatici, proprio come avveniva nella ritrattistica di persone. A sostegno di quanto appena affermato basti notare la raffinatezza del muso del cane in primo piano, elemento che apre alla possibilità della presenza di mani differenti privilegiando l’esecuzione della coppia di animali. Un bel collegamento può essere fatto anche con la ritrattistica rinascimentale, che prevedeva personaggi illustrati a fianco di finestre aperte sul paesaggio, quest’ultimo a costituirne lo sfondo infondendo un senso di profondità. Stando a quanto periziato dal Dott. Gianluca Bocchi in merito al dipinto in questione, il messaggio che la ricca famiglia committente voleva veicolare è chiaro: “mostrare le proprie ambizioni e incutere rispetto attraverso l’esibizione degli amati cani, esemplari in grado di trasmettere al contempo un’impressione di forza e di aggressività”.
Dall’analisi del quadro si può quindi ipotizzare la sua destinazione altolocata, purtroppo non meglio definibile a causa dell’assenza di blasoni (solitamente presenti sui collari). Per la datazione dell’opera, oltre al carattere stilistico, ci vengono in aiuto, la razza canina, identificabile con una razza estinta nel XVII secolo (l’Alaunt) e l’abbigliamento del servitore, riconducibile alla moda spagnola di metà Seicento attestata sotto la dominazione Asburgica ma in voga presso altre corti della penisola.
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